Charlaine Harris a Roma

La scrittrice Charlaine Harris, autrice dei libri della saga di Sookie Stackhouse, dalla quale è tratto il vostro telefilm preferito: True Blood, verrà a Roma per presentare l’uscita del quarto libro: Morto per il mondo. L’evento si terrà Martedì 2 marzo alle 21.30.

Se riuscirò ad andarci, farò un reportage speciale, con foto e commenti.

Domanda importante: Telefilm VS Libri

Cari FANGBANGERS,

Purtroppo non posso commentare più gli episodi della seconda stagione…perché sono finiti, pensavate di esservi liberati del vostro SIGNORE OSCURO??? Se la risposta è Sì: Non siete simpatici.

LUIGI’S BACK

Dunque, in questo blog più volte si è parlato della differenza tra i libri di Charlaine e il telefilm di Alan: ora mi chiedo, siete contenti che la serie si discosti così tanto dai libri e dalla trama inventata dalla Harris??? Oppure no??

Siete contenti che nonostante Bill nel terzo libro sia quasi inesistente, ce lo dovremo ugualmente subire nel telefilm farà comunque parte del cast fisso??

Siete contenti che Lafayette sia ancora vivo nel telefilm??? E che ci sia Jessica???

La mia opinione:

Sicuramente la serie è basata sulla saga di Sookie Stackhouse, di Charlaine Harris, comunque credo che lo spettatore vada sorpreso e quindi da una parte sono contento che Alan abbia scisso il mondo di Charlaine e quello del telefilm. Sicuramente la prima stagione è più fedele al primo libro, e proprio per questo forse..peccava nella trama e in molti altri aspetti. La seconda stagione è stata grandiosa (i primi 9 episodi), anche se per la storia di Maryann, personalmente, sarei rimasto fedele ai libri: nel secondo la menade è un personaggio minore, e non combina i danni che fa Maryann.

Purtroppo io sono assolutamente contro il Teambillismo, religione orribile che si è diffusa, ma che stiamo contenendo con i processi agli invasati (teambillari), l’Italia è ancora uno stato laico, e quindi dobbiamo sopportarli. Per questo almeno nella terza e quarta stagione, avrei diminuito lo screen-time di Moyer. Ma come si dice….DE GUSTIBUS.

Scusate, ma dovevo scrivere qualcosa per voi FANGBANGERS.

ESPRIMETE LA VOSTRA OPINIONE.

Al mio segnale, scatenate l’inferno:

 

Charlaine Harris ed il probabile spin-off

Com’è noto ormai a tutti, il True Blood televisivo è nato grazie alle novelle di “Sookie Stackhouse” partorite dalla fervida mente di Charlaine Harris. Le novelle raccontano la storia di una ragazza “ingenua” e telepate, Sookie, che vite nel sud degli stati uniti e dei suoi incontri-scontri con abitanti alquanto “diversi” e “non proprio umani” che popolano la sua cittadina,Bon Temps. Le novelle hanno colpito il geniale Alan Ball che ne ha fatto una serie televisiva ormai divenuta “cult” seguita da milioni di fan sparsi in tutto il mondo.La serie è ancora alla sua terza stagione ed i libri, invece sono 10. Le storie da raccontare, quindi, sono ancora tant. Per gli appassionati della saga “scritta”, nelle ultime dichiarazioni di Charlaine Harris dice che i libri dovevano fermarsi a 10 ma, visto l’enorme successo, se ne aggiungeranno altri 3.
Nell’intervista apparsa su “MetroSpirit.com” dice:”I libri saranno 13 in tutto, ma deciderò solo dopo l’undicesimo se continuare con le “cronache di Sookie”, oppure iniziare ad esplorare uno degli altri personaggi”…Che vorrà dirci la Harris che ha intenzione di creare con gli ultimi due capitoli della saga uno spin-off su uno dei personaggi che in tutti i libri precedenti non ha “esplorato”, oppure creare uno spin-off con un personaggio da lei e da noi tanto amato? Aspettiamo e vediamo che succede!

L’articolo qui: http://metrospirit.com/index.php?cat=1993101070593169&ShowArticle_ID=11011901104132182

 

SCRITTO DA ANGELA

 

Intervista a Charlaine Harris

 

Charlaine Harris, in una intervista rilasciata a “Chron Libri” ha raccontato che a 57 anni era arrivata ad un bivio della sua carriera ed ha deciso di scrivere un libro che non si sarebbe attenuto alla “regole”. Il primo “Dead until Dark” per noi in italia “finchè non cala il buio” ci ha introdotto nella vita di Sookie Stackhouse e la piccola cittadina di Bon Temps, poi ne sono susseguiti altri otto attirando così le attenzioni di Alan Ball e dell’HBO che ne hanno fatto una delle serie più discusse ed amate del momento. La Harris dice di condividere alcune caratteristiche con Sookie..:”Siamo entrambi fedeli, ma lei è molto più coraggiosa di me. Lei è quella che vorrei essere io!”..la serie dell’HBO ovviamente le ha procurato un vantaggio finanziario, in quanto spinge la gente a leggere i suoi libri. Aggiunge..:” La terza stagione è basata sul terzo libro, ma lo show può andare per conto suo in qualsiasi momento”. Ha visitato il set di TB ed è apparsa in un “cameo” nell’ultima puntata della seconda stagione. Inoltre dichiara..:” Sento una specie di obbligo nei confronti delle persone che sono impegnati nell’interpretazione dei suoi personaggi, soprattutto nei confronti di Anna e Stephen che si sposeranno nella vita reale.”

Scritto da Angela

 

 

MORTO STECCHITO: il primo capitolo

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Ecco il primo capitolo del libro morto stecchito, ringraziamo la fantastica Helga. Questo è il quinto libro della saga di Sookie Stackhouse.

 

“MORTO STECCHITO” di C: Harris trad. a cura di Helga 

PRIMO CAPITOLO

 

 

 

 

   

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sapevo che mio fratello si sarebbe trasformato in una pantera prima che lo facesse.Mentre 

guidavo verso la remote strade della comunità di Hotshot,mio fratello guardava il tramonto in 

silenzio.Jason aveva indossato vecchi vestiti, e avevauna borsa di plastica del Wal-Mart 

contenente le poche cose di cui aveva bisogno-dentifricio,biancheria pulita.Se ne stava ingobbito 

dentro la sua voluminosa giacca camo,guardando dritto davanti a sé.La sua faccia era tesa per il 

bisogno di controllare la paura e l’eccitazione. 

“Hai messo in tasca il cellulare?”gli chiesi,rendendomi conto di averglielo già chiesto non 

appena le parole mi uscirono di bocca. Ma Jason si limitò ad annuire invece di prendersela.Era 

ancora pomeriggio,ma alla fine di Gennaio la sera scendeva prima. 

Stanotte sarebbe stata la prima luna piena del nuovo anno. 

Quando fermai la macchina,Jason si voltò a guardarmi,e anche con la luce fioca vidi il 

mutamento nei suoi occhi.Non erano più blu come i miei.Tendevano ormai al giallo.Anche la 

loro forma non era più la stessa. 

“Mi sento la faccia strana”mi disse.Ma ancora non aveva fatto due più due. 

La piccola comunità di Hotshot era silente e immobile nella luce calante.Un vento freddo 

passava attraverso i campi spogli,anche i pini e le quercie stavano tremando nelle raffiche di aria 

gelida.Solo un uomo era visibile.Se ne stava davanti una delle piccole case,quella dipinta di 

fresco.I suoi occhi erano chiusi,e la sua faccia barbuta era sollevata verso il cielo scuro.Calvin 

Norris attese finchè Jason uscì dalla portiera del passeggero della mia vecchia Nova prima di 

incamminarsi e curvarsi verso il mio finestrino.Lo abbassai. 

I suoi occhi giallo-verdi erano sorprendenti come ricordavo,e il resto di lui era giusto tanto 

comune.Tozzo,brizzolato,robusto,appariva simile ad altri cento uomini che avevo visto al 

Merlotte’s,eccetto per quegli occhi. 

“Mi prenderò cura di lui”,disse Calvin Norris.Dietro di lui,Jason stava ritto dandomi le 

spalle.L’aria intorno a mio fratello era di una qualità peculiare;sembrava vibrare.Nulla di ciò 

era colpa di Calvin Norris.Non era stato lui a mordere mio fratello e a cambiarlo per sempre. 

Calvin,una pantera mannara,era nato così;era la sua natura.Costrinsi me stessa a dire,”Grazie.” 

“Lo riporterò a casa in mattinata”. 

“A casa mia,per favore.Il suo furgone è da me”. 

“D’accordo allora.Buona notte”.sollevò di nuovo la sua faccia verso il vento,e sentii che l’intera 

comunità era in attesa,dietro porte e finestre,che me ne andassi. 

Così lo feci. 

 

Jasonbussò alla mia porta alla 7 del mattino seguente.Aveva ancora la sua busta del Wal- 

Mart,ma non aveva usato nulla del suo contenuto.La sua faccia era contusa,anche le sue mani 

erano coperte di graffi .Non disse una parola.Si limitò a fissarmi quando gli chiesi come stesse,e 

mi oltrepassò dirigendosi attraverso il soggiorno dall’ingresso.Chiuse la porta del bagno con un 

deciso “click”.Sentii l’acqua scorrere qualche secondo dopo,e tirai uno stanco sospiro a mio 

unico beneficio.Ero stata a lavoro ed ero tornata a casa stanca  verso le due del mattino e non 

avevo dormito molto. 

Nel momento in cui Jason riemerse,avevo già preparato per lui uova e bacon.Si sedette al tavolo 

della vecchia cucina con un’aria soddisfatta:un uomo che faceva qualcosa di familiare e 

piacevole.Ma dopo aver osservato il piatto per appena un secondo,scattò in piedi e corse in 

bagno,sbattendo la porta dietro di lui con un calcio. Lo sentii vomitare ancora e ancora. 

Rimasi fuori dalla porta sentendomi inutile,sapevo  non avrebbe approvato se fossi  entrata. 

Dopo un istante, tornai in cucina e gettai il cibo nella pattumiera,vergognandomi per quello 

sprego ma assolutamente incapace di forzarmi a mangiare. 

Quando Jason tornò,disse solo,”Caffè?”Aveva un colorito verdognolo e camminava come se 

fosse indolenzito. 

“Stai bene?” gli chiesi, poco sicura che fosse in grado di rispondere.Versai il caffè in una tazza. 

“Si” disse dopo un momento,come se avesse dovuto pensarci. “E’ stata l’esperienza più 

incredibile della mia vita”. 

Per un secondo, credetti si riferisse all’aver vomitato nel mio bagno, ma quella di certo non era 

un’esperienza nuova per Jason. 

Era stato un convinto e deciso bevitore durante tutta l’adolescenza,fino a che aveva realizzato 

che non c’era nulla di incantevole o  attraente nello stare piegati in avanti sulla tavoletta di un 

cesso,a vomitare anche le budella. 

“Mutare”tentai. 

Annuì,stringendo la tazza tra le mani .Sollevò il volto dal vapore  emanato dal caffè forte e nero. 

Incontrò i miei occhi. I suoi erano ancora una volta del loro consueto blu. “E’ stato di una 

irruenza incredibile”,disse. “dal momento che sono una pantera mannara per contagio e non per 

nascita,non posso esseruna vera pantera come gli altri”. 

Potei avvertire invidia nella sua voce. 

“Ma anche così è stupefacente .Senti la magia dentro di te,percepisci le tue ossa muoversi ed 

adattarsi, anche la tua vista cambia.Poi ti ritrovi acquattato e cammini in modo totalmente 

diverso, e quando corri,dannazione,tu proprio CORRI.puoi cacciare…”e la sua voce scemò fino 

a mancargli. 

Ad ogni modo io non avrei voluto essere messa al corrente di quella  parte. 

“Allora non è così male?”chiesi, le mie mani nervosamente giunte. 

Jason era tutto ciò che restava della mia famiglia ,ad eccezione di una cugina che era 

sprofondata nei meandri del mondo delle droghe anni prima. 

“No, non è così male”, concordò Jason,tirando fuori un sorriso da potermi offrire.” E’ una gran 

cosa quando sei in forma animale.Tutto è così semplice. E’ quando ritorni in forma umana che 

inizi a preoccuparti riguardo a certa roba”. 

Non aveva propositi suicidi. Non era neppure abbattuto. Non mi resi conto di star trattenendo il 

respiro finchè non espirai.Jason sarebbe stato in grado di convivere con quello che gli era 

capitato per le mani.  

Sarebbe stato bene. 

Il sollievo fu incredibile,come se mi fossi tolta qualcosa che fosse incastrato dolorosamente tra i 

denti o avessi rimosso un sasso appuntito dalla mia scarpa. Per giorni, settimane perfino, ero 

stata  preoccupata, e adesso tutta quell’ansietà se ne era andata. Ciò non significava che la vita 

di Jason come muta-forma sarebbe stata scevra da preoccupazioni, ma al meno lo sarebbe stata 

dal mio punto di vista. Se avesse sposato una donna semplicemente umana, i loro figli sarebbero 

stati normali. Ma se avesse preso moglie all’interno della comunità di mutanti di  Hotshot, avrei 

avuto nipotini che si sarebbero trasformati in animali una volta al mese. Al meno lo avrebbero 

fatto dopo la pubertà; questo avrebbe dato a loro, e alla loro zietta Sookie, un margine di tempo 

per  prepararsi. 

Fortunatamente per lui, Jason aveva giorni di vacanza in abbondanza, così non era costretto a 

recarsi al dipartimento di costruzioni stradali. Ma io dovevo lavorare stanotte.non appena Jason 

se ne andò nel suo vistoso furgone pickup, tornai a gettarmi sul letto, jeans e tutto, e in meno di 5 

minuti ero già addormentata. il sollievo aveva agito come 1 sorta di sedativo. 

Quando mi svegliai,erano quasi le 3 ed era tempo per me che mi preparassi per il mio turno al 

Merlotte’s. Il sole fuori era chiaro e luminoso, e la temperatura era di 42 gradi, come indicava il 

mio barometro fuori sopra la porta. Non era troppo inusuale nella Louisiana del nord in 

Gennaio. La temperaturai sarebbe scesa  dopo che il sole fosse tramontato, e Jason si sarebbe 

trasformato .Ma avrebbe avuto un po’ di pelliccia a proteggerlo- non un manto pieno, dal 

momento che si trasformava in 1 creatura per metà umana e metà felina- e sarebbe stato in 

compagnia delle altre pantere. Sarebbero andati tutti a caccia. Le foreste intorno ad Hotshot , 

che si trovava in un angolo remoto di Renard Parish,sarebbero state di nuovo pericolose stanotte.  

Mentre mi accingevo a mangiare, docciarmi,ripiegare la biancheria, pensavo ad una dozzina di 

cose che mi sarebbe piaciuto sapere. Mi chiedevo se i mutaforme avrebbero ucciso un  essere  

umano  se questi fosse capitato nei boschi. Mi domandavo quanto della loro consapevolezza 

umana conservassero nella loro forma animale. Se si fossero accoppiati sotto forma di pantere , 

avrebbero generato un “ gattino” o un bambino? Cosa accadeva ad una pantera-mannara 

incinta durante la luna piena? Mi arrovellavo se Jason conoscesse già  le risposte a tutte queste 

domande , se Calvin gli avesse dato una sorta di manuale. 

Ma ero grata di non aver interrogato Jason in mattinata mentre tutto era ancora così nuovo per 

lui. Avrei avuto un sacco di occasioni per chiederglielo in seguito.  

Per la prima volta da capodanno ,pensavo al futuro. Il simbolo della luna piena sul mio 

calendario non sembrava più rimarcare la fine di qualcosa , ma solo un altro modo di contare il 

tempo. Non appena indossai la mia tenuta da cameriera ( pantaloni neri e maglietta bianca col 

collo a barca e Reeboks nere), mi sentii quasi stordita per la contentezza. Per una volta, avevo 

lasciato i miei capelli sciolti invece di legarli dietro nella solita coda di cavallo. Misi un paio di 

luccicanti orecchini rossi per richiamare il colore del mio rossetto. un po’ di ombretto ed un 

pizzico di fard, ed ero pronta ad andare.  

Avevo parcheggiato sul retro della casa la scorsa notte , e controllai il portico sul retro 

attentamente per essere sicura che non ci fossero vampiri in agguato prima di chiudere e dare un 

giro di chiave alla porta del retro alle mie spalle. Ero stata colta di sorpresa prima , e non era 

stata una sensazione piacevole. Sebbene fosse appena l’imbrunire , avrebbe potuto essercene uno  

risvegliatosi prima intorno. Probabilmente l’ultima cosa che i Giapponesi si aspettavano quando 

avevano inventato il sangue sintetico era che la sua reperibilità avrebbe portato i vampiri fuori 

dal regno della leggenda e  dentro la luce della realtà.Con il true blood,Il Giappone aveva appena 

provato a creare qualche innovazione per le ambulanza e le corsie d’emergenza degli ospedali. 

Invece era stato il modo in cui guardavamo al mondo ad essere cambiato per sempre.  

Parlando di vampiri (anche se solo tra me e me),mi domandavo se Bill Compton fosse a casa. IL 

Vampiro Bill era stato il mio primo amore, e viveva appena oltre il cimitero rispetto a me. Le 

nostre case giacevano sulla strada municipale appena fuori la piccola cittadina di Bon Temps e a 

sud del bar dove lavoravo. Ultimamente, Bill aveva trascorso parecchio tempo in 

viaggio.Scoprivo che era a casa solo se accadeva che venisse al Merlotte’s ,il che accadeva di 

tanto in tanto quando gli andava di mescolarsi ai residenti o di bere uno 0-positivo caldo. 

Preferiva il true blood, il sintetico giapponese più costoso.  

Una volta mi aveva confessato che soddisfaceva completamente la sua brama di sangue fresco 

dalla fonte. Dal momento che avevo visto di prima mano Bill essere  preda della lussuria per il 

sangue, non potevo che ringraziare Dio per il True Blood.  

qualche volta sentivo la mancanza di Bill in maniera soffocante. 

Mi diedi una scrollata mentale. Scattai fuori da ogni crisi e ricaduta, almeno per quanto 

riguardava quel giorno. Non più preoccupazioni! Basta paure! Ventiseienne e libera!! Lavoro! 

Una casa già pagata! Soldi in banca! Queste erano tutte cose buone e positive. 

L’area per il parcheggio era piena quando giunsi al bar. Potevo vederche sarei stata proprio 

occupata stanotte. Guidai girando sul retro verso l’ingresso per gli impiegati. Sam Merlotte, 

proprietario e mio capo, viveva li dietro in una doppia molto graziosa che aveva un piccolo cortile 

circondato da una siepe, per Sam l’equivalente di uno steccato bianco. Chiusi la mia auto e mi 

diressi verso l’ingresso sul retro  per i lavoratori, che dava sulla saletta in cui si trovavano i 

bagni, un grosso deposito e l’ufficio di Sam. Riposi la mia borsa e la mia giacca in un cassetto   

vuoto della scrivania , tirai fuori i miei calzini rossi, scrollai la testa per far ricadere dritti i miei 

capelli,e attraversai l’entrata ( questa porta era quasi sempre lasciata aperta con un puntello) che 

conduceva nell’ampia sala bar-ristorante. Non che dalla cucina provenisse qualcosa in più 

rispetto alla solita roba: hamburgers, bastoncini di pollo,fritture e anelli di cipolla, insalate in 

estate e chili in inverno. 

Sam era l’addetto al bar, il buttafuori-mediatore per i clienti più esagitati, e all’occasione anche 

il cuoco, ma ultimamente eravamo fortunati se ricoprivamo solo i nostri compiti: le allergie 

stagionali di Sam gli avevano assestato un duro colpo, rendendolo l’ombra di un ristoratore. La 

nuova  cuoca aveva fatto la sua comparsa  in risposta all’annuncio di Sam appena la settimana 

prima. I cuochi non sembravano durare a lungo al Merlotte’s , ma io mi ritrovavo a sperare che 

Sweetie Des Arts- dolcezza delle arti- sarebbe rimasta  qui intorno per un po’. Era il tipo che 

veniva in orario, faceva bene il suo lavoro, e non causava casini al resto dello staff. Era davvero 

tutto ciò che avresti potuto desiderare. Il nostro ultimo cuoco , un ragazzo, aveva dato alla mia 

amica Arlene l’improvvisa speranza che fosse quello giusto- in questo caso sarebbe stato per lei il 

quarto o quinto giusto- prima di dileguarsi nottetempo con i suoi servizi buoni di piatti e forchette 

e il suo lettore di cd. I suoi figki ne erano rimasti devastati; non perché si erano affezionati al 

ragazzo ma perché sentivano la mancanza del loro lettore cd. 

Camminavo in una cortina di rumori e fumo di sigarette e mi sentivo come se mi trovassi in un 

altro universo. I fumatori erano seduti tutti nell’area ovest della sala, ma il fumo proprio non 

voleva saperne di rimanersene li.Posi un sorriso sulle mie labbra e girai dietro il bancone del bar 

per dare a Sam una pacca sul braccio. Dopo aver riempito con perizia un bicchiere di birra e 

averlo passato ad un avventore,iniziò a spillarne  un altro bicchiere pronto a ripetere il processo 

ancora e ancora. 

“ Come vanno le cose?” chiese Sam con attenzione. Sapeva tutto dei problemi di Jason, dal 

momento che era con me la notte in cui avevo trovato Jason tenuto prigioniero  in un capanno 

per gli attrezzi a Hotshot. Ma dovevamo girarci intorno nei nostri discorsi; i vampiri erano usciti 

allo scoperto ma i mutaforma e i Lupi-mannari erano ancora un segreto. Il mondo sommerso 

degli esseri soprannaturali stava aspettando di vedere come se la passavano i vampiri prima di 

seguirne l’esempio ed uscire allo scoperto. 

“Meglio di quanto mi aspettassi” lanciando verso di lui un sorriso, sebbene non dovessi faticare 

molto, dal momento che Sam non è  un uomo troppo alto. E’ di corporatura magra, ma e’anche 

molto più forte di quanto non appaia. Sam e’ sulla trentina-almeno credo-ed ha i capelli biondo- 

rame come un aureola sulla testa. E’ un brav’uomo e un bravo capo. E’ anche un mutaforma, ed 

è in grado di trasformarsi in ogni animale. La maggior parte delle volte si trasforma in un collie 

davvero molto grazioso con una pelo splendido. Qualche volta si spinge fino a casa mia ed io lo 

lascio dormire sul tappetino del soggiorno. “ Starà bene”. 

“ Ne sono contento”, disse. Non riesco a leggere la mente dei mutaforma tanto facilmente come 

invece accade con le menti umane, ma riesco a dire se un’esternazione o uno stato d’animo  è 

sincero o meno. 

Sam era felice perché io lo ero.  

“quando hai intenzione di staccare?”chiesi. Aveva quello sguardo perso negli occhi, lo sguardo 

che indicava che mentalmente stava correndo attraverso i boschi, fiutando gli opossum. 

“Non appena arriva Terry”. Mi sorrise di nuovo, ma stavolta il sorriso era un po’ teso. Sam stava 

diventando ansioso.  

La porta che portava alla cucina era appena fuori l’area bar sul lato ovest, ed io ci spinsi dentro 

la testa per dire ciao a Sweetie. Sweetie era una brunetta ossuta sulla quarantina,indossava un 

generosa dose di trucco per una che se ne sarebbe stata lontana dalla vista,in cucina per tutta la 

serata .sembrava anche più sveglia ed istruita della maggior parte dei precedenti cuochi-a-breve- 

scadenza del Merlotte’s.  

“Te la passi bene, Sookie?”, mi apostrofò lanciando un hamburger mentre parlava. Sweetie era 

sempre in costante movimento in cucina e non le piaceva che qualcuno le si parasse davanti. Il 

giovane ragazzo che  l’aiutava e guidava le ordinazioni aveva un terrore folle di Sweetie, e 

badava bene a scansarsi ogni volta che lei si muoveva dalla piastra alla friggitrice. Questo 

ragazzo faceva sì che i piatti fossero pronti,preparava le insalate,e andava al banco-finestra a 

dire alle cameriere quali ordini fossero in preparazione.Nella sala fuori, Holly Cleary e la sua 

migliore amica, Danielle, lavoravano duramente. Sembrarono entrambe sollevate quando mi 

videro arrivare. Danielle si occupava della zona fumatori ad ovest, Holly di solito era impegnata 

nella zona mediana di fronte al bar, ed io lavoravo in quella est quando eravamo in tre ad essere 

di turno.  

“Sembra sia meglio che inizi a muovermi” dissi a Sweetie.  

Lei mi rivolse un veloce sorriso e ritornò alla piastra. il timido ragazzo, di cui devo ancora 

imparare il nome,mi fece un cenno di assenso con la testa e riprese a caricare la lavapiatti. 

Desiderai che Sam mi avesse chiamata prima che si arrivasse ad un tale carico di lavoro; non mi 

sarebbe importato andare al lavoro un po’ in anticipo. Naturalmente lui non era esattamente in 

sé stasera. Iniziai a controllare i tavoli nella mia sezione, portando bibite fresche svuotando i 

contenitori del cibo, raccogliendo soldi e riportando il resto.  

“Cameriera! Portami della roba rossa!” La voce non mi era familiare , e l’ordine era insolito. La 

roba rossa era il tipo più economico di sangue artificiale, e solo i vampiri più recenti si sarebbero 

azzardati a richiederla. Ne presi una bottiglia dal refrigeratore e la spinsi nel microonde. Mentre 

la riscaldavo, esaminai la folla alla ricerca del vampiro. Era seduto con la mia amica Tara 

Thornton. Non lo avevo mai visto prima , il che era strano. Tara aveva frequentato un vampiro 

più vecchio (molto più vecchio: Franklin Mott era più grande di Tara già nella sua età umana 

prima di morire, e come vampiro aveva oltre 300 anni), e l’aveva ricoperta di lussuosi doni-come 

una Camaro. Che ci faceva con questo nuovo tizio? Almeno Franklin aveva maniere migliori.  

Misi la bottiglia calda sul vassoio e mi diressi verso la coppia. Le luci al Merlotte’s non sono 

particolarmente forti, il che ai clienti piace, così fu solo quando giunsi ad una certa distanza che 

potei ammirare il compagno di Tara.  

Era magro e stretto di spalle con capelli neri lisciati all’indietro. Aveva dita affusolate ed una 

faccia affilata. Supposi che, in un certo modo,  fosse attraente –se gradisci una buona dose di 

pericolo nel sesso.  

Posai la bottiglia davanti a lui e lanciai un’occhiata incerta a Tara. Lei appariva in tiro,come al 

solito. Tara è alta, magra e ha una chioma scura, il tutto accompagnato da un guardaroba da 

urlo. E’ passata da un’infanzia da far drizzare i capelli al possedere e dirigere i suoi propri affari 

e attualmente è entrata a far parte della camera di commercio. Aveva poi iniziato a vedersi con 

un vampiro benestante, Franklin Mott, e a smettere di condividere la sua vita con me. 

“Sookie”, disse, “Voglio presentarti un amico di Franklin. Mickey”. In realtà dal tono non 

sembrava molto contenta di fare quella presentazione. Sembrava piuttosto desiderassi non avessi 

mai portato quel drink. Il suo bicchiere era quasi vuoto, ma disse “No”, quando le chiesi se le 

andasse un altro giro.  

Scambiai un cenno con il vampiro, loro non si stringono le mani,non di solito.Lui mi stava 

fissando mentre prendeva un sorso di sangue in bottiglia, i suoi occhi erano freddi ed ostili come 

quelli di un serpente. Se davvero era un amico del più che cortese Franklin, io ero una borsetta 

di seta. Bassa manovalanza,più probabilmente. Forse una guardia del corpo? Perché mai 

Franklin avrebbe dovuto dare una guardia del corpo a Tara?  

Di sicuro lei non avrebbe fornito apertamente spiegazioni di fronte a questo palle-viscide, così le 

dissi “ Ci becchiamo dopo” e portai i soldi di Mickey  alla cassa. Fui occupata tutta la notte, ma 

in ogni momento libero che avevo pensavo a mio fratello. Per la seconda notte di fila sarebbe 

stato all’aperto ad amoreggiare sotto la luna con le altre bestie. Era corso via come un lampo 

nello stesso istante in cui Terry Bellefleur era arrivato, sebbene il suo ufficio fosse pieno di 

scartoffie e il suo cestino colmo di fogli accartocciati. La sua faccia era stata tesa nell’attesa. 

Era una di quelle notti che mi spingeva a chiedermi come gli umani intorno a me potessero 

essere cos’ ovviamente inconsapevoli dll’altro mondo che operava proprio accanto al nostro. Solo 

la più sfrenata ignoranza avrebbe potuto non percepire il vibrare di magia nell’aria.Solo un 

gruppo di gente priva di immaginazione poteva annoverare la possibilità di non domandarsi cosa 

si muovesse nell’oscurità accanto a loro. 

Eppure non troppo tempo fa, cercai di rammentare a me stessa, ero stata anch’io totalmente 

cieca come ogni altro tra la folla lì al Merlotte’s. Anche quando i vampiri avevano fatto il loro 

attentamente orchestrato annuncio di portata mondiale che esistevano davvero, pochi tra le 

autorità e i cittadini sembravano aver fatto il successivo passo mentale: se i vampiri esistono, 

cos’altro può esserci in agguato appena fuori il margine illuminato? 

Per pura curiosità, iniziai a calarmi nelle menti attorno a me, provando a individuare le loro 

paure. La maggio parte delle persone nel bar stava Pensando a Mickey. Le donne, ed alcuni degli 

uomini, si stavano domandando come sarebbe stato stare con lui. Anche Miss-puzza-sotto-il-naso 

Portia Bellefleur stava dando una sbirciata dall’alto dei suoi gusti conservatori per studiare 

Mickey. Potevo solo meravigliarmi di tutte queste speculazioni. Mickey era terrificante. Questo 

gli toglieva ogni  attrazione fisica potessi avvertire verso di lui.Ma avevo prove a sufficienza per 

rendermi conto che gli altri umani non la pensavano allo stesso modo.  

Ero stata capace di leggere i pensieri da tutta una vita.Un’abilità che in sé  non è un gran 

dono.La maggior parte delle menti delle persone non valgono lo sforzo. I loro pensieri sono 

noiosi, disgustosi, disillusi, ma raramente divertenti. Almeno Bill mi aveva aiutata ad imparare 

ad escludere parte di quel ronzio. Prima che lui mi desse qualche dritta, era stato come essere 

sintonizzata in un centinaio di stazioni radio simultaneamente. Alcuni di quei suoni mi 

giungevano con una chiarezza cristallina, alcuni li percepivo come in lontananza, ed altri, come i 

pensieri dei muta-forma, erano stati pieni di elettricità ed oscurità. Ma tutti insieme sovrapposti 

arrivavano alla cacofonia. Nessuna meraviglia se un paio di persone mi abbiano presa per 

un’imbecille. I vampiri sono silenziosi. Questa è la cosa più grandiosa riguardo loro, almeno dal 

mio,punto di vista : sono morti. E anche le loro menti lo sono. Una sola volta avevo colto una 

sorta di flash dalla mente di un vampiro.  

Shirley Hunter, il capo di mio fratello nel suo lavoro di asfaltatore, mi chiese dove fosse Jason 

quando portai un boccale di birra al suo tavolo. Shirley era universalmente conosciuto come 

“pescegatto”, Catfish.  

“ mi stavo chiedendo proprio la stessa cosa”, dissi mentendo, e lui mi fece l’occhiolino. La prima 

supposizione su dove fosse Jason coinvolgeva sempre una donna, e la seconda di solito 

riguardava un’altra donna. La tavolata di uomini, ancora neoi loro abiti da lavoro, risero più di 

quanto la risposta non meritasse , ma c’è da dire che avevano bevuto un bel po’ di birre.  

Mi rigirai verso il bar per prendere tre coca-corrette con bourbon da Terry Bellefleur ,il cugino 

da Portia, Che stava lavorando sotto pressione. Terry, un veterano del Vietnamcon una bella 

collezione di cicatrici fisiche ed emotive, sembrava resistere bene al pienone della nottata. Amava 

i lavori semplici che richiedessero però concentrazione. I suoi capelli ingrigiti capelli ramati 

erano raccolti dietro in una coda di cavallo e il suo viso era concentrato mentre riponeva le 

bottiglie. I drink furono pronti in un battibaleno, e Terry mi sorrise mentre le mettevo sul vassoio. 

Un sorriso fatto da Terry è una cosa rara, e mi scaldò il cuore.  

Non appena mi voltai con il vassoio saldo sulla mia destra, accadde un casino. Uno studente 

della Lousiana Tech di Ratton si buttò in un battibecco con Jeff Labeff, un tizio dal collo grosso 

con molti bambini che tira a campare guidando il camion dei rifiuti. Forse era solo il caso di due 

ragazzi entrambi testardi che si trovassero a collidere, e non aveva molto a che fare con la 

contrapposizione tra gente di campagna e gente di città (non che fossimo poi così vicini a 

Ruston).  

Quale che fosse il motivo scatenante della contesa, mi ci vollero pochi secondi per realizzare che 

la lite stava per approdare a qualcosa di più di un botta e risposta.  

In quei pochi secondi Terry tentò di intervenire . Muovendosi velocemente, si pose tra Jeff e lo 

studente e afferrò saldamente entrambi i loro polsi. Pensai per un minuto ke avrebbe funzionato, 

ma Terry non era più  tanto giovano e valente come in passato, e si scatenò il putiferio.  

“Tu potresti porre fine a tutto questo”, dissi concitatamente a Mickey non appena oltrepassai in 

tutta fretta  il tavolo a cui sedevano lui e Tara nel mio percorso per mettere pace.  

Lui stava appoggiato allo schienale della sedia sorseggiando il suo drink. “Non sono  affari  

miei”,disse placidamente.  

quello lo sapevo, ma di certo non mi rese simpatico il vampiro, specie quando lo studente  girò su 

se stesso e diresse un gancio verso di me  quando lo approcciai da dietro. Mi mancò, ed io locolpii 

sulla testa con il mio vassoio.Barcollò su un lato, forse sanguinando un po’ , E Terry fu in grado 

di tenere a bada Jeff LaBeff, che stava solo cercando una scusa per piantarla.  

Incidenti come questo iniziavano ad accadere sempre con maggiore frequenza , specialmente, 

quando Sam non era presente. Era chiaro per me che ci serviva un buttafuori, almeno durante le 

notti di fine settimana… e .di luna piena.  

Lo studente minacciò di sporgere denuncia. 

“Qual è il tuo nome?”gli chiesi.  

“Mark Duffy”, rispose il giovane uomo,massaggiandosi la testa. 

“Mark, di dove sei?” 

“Minden” 

Feci una veloce valutazione dei suoi vestiti,del suo contegno, e dei contenuti della sua mente. “ 

Mi piacerebbe chiamare tua madre e dirle che hai tirato un gancio ad una donna”, gli dissi. 

Sbiancò e non disse più neanche una parola sulla denuncia, e lui e i suoi amici levarono le tende 

subito dopo. E? sempre di grande aiuto conoscere la minaccia più temuta. 

Decimo andar via pure Jeff. 

Terry riprese il suo posto dietro il bare iniziò a dispensare drink, ma stava zoppicando 

leggermente e aveva un’espressione  stranita sul volto, il che mi preoccupò. L’esperienze della 

guerra non avevo lasciato Terry realmente  ristabilito. Avevo già avuto abbastanza problemi per 

una notte.  

Ma naturalmente la notte non era ancora finita. 

Circa un’ora dopo la lotta, entrò una donna al Merlotte’s. Era vestita con abiti assolutamente 

comuni:jeans vecchi e giacca camo.Portava stivali che sarebbero dovuti essere una vera bellezza 

quando erano nuovi, il che era stato molto tempo fa. Non aveva con sé una borsa e teneva la 

mani infilate in tasca.  

C’erano un mucchio di segnali che mi fecero drizzare le mie antenne mentali. Prima di tutto la 

donna non sembrava essere a posto.. Le donne locali si vestono così solo se devono andare a 

caccia o devono svolgere lavori da fattoria, ma di certo non per venire al Merlotte’s. Per una 

serata fuori al bar la maggior parte di loro si da una sistemata. Questa donna invece aveva abiti 

da lavoro; ma non era una prostituta per la stessa ragione. 

Quello significava droga. 

Per proteggere il bar in assenza di Sam, mi infilai nei suoi pensieri. La gente non pensa 

formulando frasi complete, naturalmente, ed io stavo facendo il punto della situazione,ma i 

pensieri che le passavano per la testa erano nell’ordine:”tre fiale lasciate ad ammuffire perdono 

il loro potere, bisogna venderle stanotte così posso tornare a Baton Rouge e comprarne ancora.Il 

vampiro nel bar se mi becca con il sangue di vampiro sono morta. questa cittadina è un ammasso 

di rifiuti. Devo fare ritorno in città alla prima occasione”.  

Era una dissanguatrice, o forse solo una spacciatrice.  

Il sangue di vampiro era la droga più tossica sul mercato, ma naturalmente i vampiri non la 

fornivano volontariamente. Dissanguare un vampiro era un’occupazione rischiosa, sotto la 

spinta dei prezzi di piccole fiale di sangue a prezzi esorbitanti. Cosa ottenevano i fruitori di 

sangue per separarsi da un bel gruzzolo di soldi? Dipendeva dall’età del sangue- cioè, da quanto 

era stato rimosso dal suo proprietario- e dall’età del vampiro da cui il sangue era stato sottratto, e 

dalla personale predisposizione del consumatore, il che poteva contare un bel po’.  

C’era la sensazione di onnipotenza, l’aumento della forza, l’acuirsi della vista, e dell’udito. E più 

importante di tutto per gli Americani, un aumento dell’avvenenza fisica.  

Eppure, solo un’idiota avrebbe bevuto il sangue di vampiro sul mercato nero. Per prima cosa, i 

risultati erano notoriamente imprevedibili. Non solo gli effetti variavano, ma quegli effetti 

potevano durare ad ogni modo da 2 settimane a 2 mesi. Peraltro, alcune persone semplicemente 

diventavano pazze quando il sangue gli entrava in circolo- qualche volta pazzi omicida. Avevo 

sentito di affaristi che rifilavano ad acquirenti creduloni sangue di maiale o sangue umano 

contaminato. Ma la ragione fondamentale per evitare il mercato nero del sangue di vampiro era 

questa: I Vampiri odiano chi li dissangua , e odiano i consumatori di sangue drenato 

(comunemente conosciuti come “teste calde”, “bloodhead”). E tu proprio non vuoi un vampiro 

incazzato con te. 

Non c’erano poliziotti fuori servizio quella notte al Merlotte’s. Sam era fuori ad agitare la coda  

chissà dove. Odiavo l’idea di tirare in ballo Terry, perché non sapevo come avrebbe reagito. Ero 

io a dovermi occupare della donna.  

Perbdirla tutta, cerco di non intervenire in eventi in cui la mia sola connessione proviene dalla 

mia telepatia. Se dovessi intervenire ogni volta che vengo a sapere qualcosa che potrebbe avere 

un impatto sulle vite intorno a me ( come sapere che un impiegato comunale è reo di 

appropriazione indebita, o che il detective del posto incassa tangenti), non potrei più vivere a Bon 

Temps, ed è casa mia. Ma non potevo permettere a questa specie di stecchino da passeggio di 

vendere il suo veleno nel bar di Sam.  

Si arrampicò su uno sgabello vuoto e ordinò una birra a Terry. Il suo sguardo indugiò su di lei. 

Anche Terry aveva afferrato che c’era qualcosa che non andava nella sconosciuta.  

Mi avvicinai per prendere il mio prossimo ordine e mi misi accanto a lei. Aveva bisogno di un 

bagno, ed era stata in una casa riscaldata da un camino a legna. Mi costrinsi a toccarla, il che 

aumenta sempre la mia ricezione. Dove era il sangue? Nella tasca della sua giacca. Bene. 

Senza indugiare oltre, le rovesciai un bicchiere di vino sul davanti. 

“Dannazione!” disse, saltando giù dallo sgabello e strofinando inutilmente il suo petto. “ Sei la  

donna più rincoglionita che abbia mai visto!” 

“Mi scusi”, dissi vergognosamente, posando il mio vassoio sul bancone ed incontrando per un 

momento gli occhi di Terry. “ Mi lasci metterci sopra un po’ di soda”. Senza attendere il suo 

permesso, le feci scivolare la giacca dalle spalle. Nel tempo che impiegò a capire cosa stavo 

facendo ed iniziasse a divincolarsi, avevo già preso possesso della giacca. La spinsi in direzione 

del bar a Terry. “ Mettici sopra della soda, per favore”, dissi. “Assicurati anche che la roba nelle 

sue tasche non si bagni”, avevo usato questo stratagemma prima. Ero stata fortunata il tempo 

fosse rinfrescato e che lei fosse stata costretta a mettere quella roba nella sua giacca, e non nelle 

tasche dei suoi jeans. Quello avrebbe messo a dura prova la mia inventiva. 

Sotto la giacca, la donna indossava una vecchia maglietta Dallas Cowboy. Iniziò a tremare , e mi 

domandai se avesse un campionario di droghe più convenzionali. Terry fece mostra di strofinare 

la soda sulla macchia di vino. Seguendo la mia indicazione, indagò il contenuto delle tasche. 

Abbassò lo sguardo con disgusto verso la sua mano, percepii un tintinnio mentre lui gettava le 

fiale nel cassonetto dei rifiuti dietro al bancone. Le restituì ogni altro effetto personale fosse nelle 

tasche.  

Lei Aprì la bocca per strillare in direzione di terry quando si rese conto che non poteva. Terry la 

fissò dritta negli occhi, sfidandola a menzionare il sangue. La gente intorno  ci aveva guardato 

con interesse. Sapevano che era accaduto qualcosa, ma non cosa, perché tutto si era risolto 

davvero velocemente. Quando Terry fu sicuro che la donna non avesse intenzione di iniziare ad 

urlare, le porse la giacca. Mentre gliela tenevo per permetterle di infilarci dentro le braccia, 

Terry le disse “ Non ti azzardare a rimettere piede qui”. 

Se avessimo preso a cacciare fuori la gente con questo ritmo, non ci sarebbero rimasti molti 

clienti. 

“ Tu energumeno figlio di puttana”, disse lei. La folla intorno a noi trattenne collettivamente il 

respiro. ( Terry era nelle sue reazioni tanto imprevedibile quanto una “testa calda”).  

“Non mi importa come mi chiami” le disse. “ Credo che ogni insulto che provenga da una come 

te sia un complimento. Tu fattela alla larga, però”. Emisi un lungo e sonoro sospiro di sollievo.  

Lei si fece largo tra la folla. Ognuno sembrava registrare ogni suo singolo movimento in 

direzione dell’uscita, perfino Mickey il vampiro. Infatti stava facendo qualcosa con un aggeggio 

tra le mani. Sembrava uno di quei telefoni che possono anche fare le foto. Mi domandavo a chi 

la stesse mandando. Mi chiedevo se quella tizia sarebbe mai arrivata a casa.  

Terry accortamente non mi domandò come facessi a sapere che quella donna rinsecchita avesse 

qualcosa di illegale in tasca. Questa era un’altra delle stranezze della gente di Bon Temps. Le 

dicerie sul mio conto circolavano da quando ne avessi memoria , sin da quando ero piccola e i 

miei parenti pensarono di farmi passare attraverso i circuiti di controllo della salute mentale. E 

ancora, a dispetto di ogni evidenza a loro disposizione, quasi tutti quelli che conoscevo 

preferivano guardarmi come una giovane donna  stramba e pazzoide piuttosto che prendere atto 

della mia peculiare abilità. Naturalmente, io stavo attenta a non sbatterglielo in faccia. E tenevo 

la bocca chiusa. Ad ogni modo, Terry aveva i suoi demoni personali da combattere. Terry si 

sostentava con una specie di pensione governativa, Ripuliva il Merlotte’s al mattino presto, 

insieme a tutta una serie di altri lavoretti. Prendeva il posto di Sam tre o quattro volte al mese . Il 

resto del tempo lo passava per conto suo, e nessuno sembrava sapere cosa  facesse. Avere a che 

fare con la gente sfiancava Terry, e notti come questa erano semplicemente nn un bene per lui. 

Fu una fortuna che lui non fosse al Merlotte’s  la notte successiva, quando si scatenò l’inferno.