
Ecco il primo capitolo del libro morto stecchito, ringraziamo la fantastica Helga. Questo è il quinto libro della saga di Sookie Stackhouse.
“MORTO STECCHITO” di C: Harris trad. a cura di Helga
PRIMO CAPITOLO
Sapevo che mio fratello si sarebbe trasformato in una pantera prima che lo facesse.Mentre
guidavo verso la remote strade della comunità di Hotshot,mio fratello guardava il tramonto in
silenzio.Jason aveva indossato vecchi vestiti, e avevauna borsa di plastica del Wal-Mart
contenente le poche cose di cui aveva bisogno-dentifricio,biancheria pulita.Se ne stava ingobbito
dentro la sua voluminosa giacca camo,guardando dritto davanti a sé.La sua faccia era tesa per il
bisogno di controllare la paura e l’eccitazione.
“Hai messo in tasca il cellulare?”gli chiesi,rendendomi conto di averglielo già chiesto non
appena le parole mi uscirono di bocca. Ma Jason si limitò ad annuire invece di prendersela.Era
ancora pomeriggio,ma alla fine di Gennaio la sera scendeva prima.
Stanotte sarebbe stata la prima luna piena del nuovo anno.
Quando fermai la macchina,Jason si voltò a guardarmi,e anche con la luce fioca vidi il
mutamento nei suoi occhi.Non erano più blu come i miei.Tendevano ormai al giallo.Anche la
loro forma non era più la stessa.
“Mi sento la faccia strana”mi disse.Ma ancora non aveva fatto due più due.
La piccola comunità di Hotshot era silente e immobile nella luce calante.Un vento freddo
passava attraverso i campi spogli,anche i pini e le quercie stavano tremando nelle raffiche di aria
gelida.Solo un uomo era visibile.Se ne stava davanti una delle piccole case,quella dipinta di
fresco.I suoi occhi erano chiusi,e la sua faccia barbuta era sollevata verso il cielo scuro.Calvin
Norris attese finchè Jason uscì dalla portiera del passeggero della mia vecchia Nova prima di
incamminarsi e curvarsi verso il mio finestrino.Lo abbassai.
I suoi occhi giallo-verdi erano sorprendenti come ricordavo,e il resto di lui era giusto tanto
comune.Tozzo,brizzolato,robusto,appariva simile ad altri cento uomini che avevo visto al
Merlotte’s,eccetto per quegli occhi.
“Mi prenderò cura di lui”,disse Calvin Norris.Dietro di lui,Jason stava ritto dandomi le
spalle.L’aria intorno a mio fratello era di una qualità peculiare;sembrava vibrare.Nulla di ciò
era colpa di Calvin Norris.Non era stato lui a mordere mio fratello e a cambiarlo per sempre.
Calvin,una pantera mannara,era nato così;era la sua natura.Costrinsi me stessa a dire,”Grazie.”
“Lo riporterò a casa in mattinata”.
“A casa mia,per favore.Il suo furgone è da me”.
“D’accordo allora.Buona notte”.sollevò di nuovo la sua faccia verso il vento,e sentii che l’intera
comunità era in attesa,dietro porte e finestre,che me ne andassi.
Così lo feci.
Jasonbussò alla mia porta alla 7 del mattino seguente.Aveva ancora la sua busta del Wal-
Mart,ma non aveva usato nulla del suo contenuto.La sua faccia era contusa,anche le sue mani
erano coperte di graffi .Non disse una parola.Si limitò a fissarmi quando gli chiesi come stesse,e
mi oltrepassò dirigendosi attraverso il soggiorno dall’ingresso.Chiuse la porta del bagno con un
deciso “click”.Sentii l’acqua scorrere qualche secondo dopo,e tirai uno stanco sospiro a mio
unico beneficio.Ero stata a lavoro ed ero tornata a casa stanca verso le due del mattino e non
avevo dormito molto.
Nel momento in cui Jason riemerse,avevo già preparato per lui uova e bacon.Si sedette al tavolo
della vecchia cucina con un’aria soddisfatta:un uomo che faceva qualcosa di familiare e
piacevole.Ma dopo aver osservato il piatto per appena un secondo,scattò in piedi e corse in
bagno,sbattendo la porta dietro di lui con un calcio. Lo sentii vomitare ancora e ancora.
Rimasi fuori dalla porta sentendomi inutile,sapevo non avrebbe approvato se fossi entrata.
Dopo un istante, tornai in cucina e gettai il cibo nella pattumiera,vergognandomi per quello
sprego ma assolutamente incapace di forzarmi a mangiare.
Quando Jason tornò,disse solo,”Caffè?”Aveva un colorito verdognolo e camminava come se
fosse indolenzito.
“Stai bene?” gli chiesi, poco sicura che fosse in grado di rispondere.Versai il caffè in una tazza.
“Si” disse dopo un momento,come se avesse dovuto pensarci. “E’ stata l’esperienza più
incredibile della mia vita”.
Per un secondo, credetti si riferisse all’aver vomitato nel mio bagno, ma quella di certo non era
un’esperienza nuova per Jason.
Era stato un convinto e deciso bevitore durante tutta l’adolescenza,fino a che aveva realizzato
che non c’era nulla di incantevole o attraente nello stare piegati in avanti sulla tavoletta di un
cesso,a vomitare anche le budella.
“Mutare”tentai.
Annuì,stringendo la tazza tra le mani .Sollevò il volto dal vapore emanato dal caffè forte e nero.
Incontrò i miei occhi. I suoi erano ancora una volta del loro consueto blu. “E’ stato di una
irruenza incredibile”,disse. “dal momento che sono una pantera mannara per contagio e non per
nascita,non posso esseruna vera pantera come gli altri”.
Potei avvertire invidia nella sua voce.
“Ma anche così è stupefacente .Senti la magia dentro di te,percepisci le tue ossa muoversi ed
adattarsi, anche la tua vista cambia.Poi ti ritrovi acquattato e cammini in modo totalmente
diverso, e quando corri,dannazione,tu proprio CORRI.puoi cacciare…”e la sua voce scemò fino
a mancargli.
Ad ogni modo io non avrei voluto essere messa al corrente di quella parte.
“Allora non è così male?”chiesi, le mie mani nervosamente giunte.
Jason era tutto ciò che restava della mia famiglia ,ad eccezione di una cugina che era
sprofondata nei meandri del mondo delle droghe anni prima.
“No, non è così male”, concordò Jason,tirando fuori un sorriso da potermi offrire.” E’ una gran
cosa quando sei in forma animale.Tutto è così semplice. E’ quando ritorni in forma umana che
inizi a preoccuparti riguardo a certa roba”.
Non aveva propositi suicidi. Non era neppure abbattuto. Non mi resi conto di star trattenendo il
respiro finchè non espirai.Jason sarebbe stato in grado di convivere con quello che gli era
capitato per le mani.
Sarebbe stato bene.
Il sollievo fu incredibile,come se mi fossi tolta qualcosa che fosse incastrato dolorosamente tra i
denti o avessi rimosso un sasso appuntito dalla mia scarpa. Per giorni, settimane perfino, ero
stata preoccupata, e adesso tutta quell’ansietà se ne era andata. Ciò non significava che la vita
di Jason come muta-forma sarebbe stata scevra da preoccupazioni, ma al meno lo sarebbe stata
dal mio punto di vista. Se avesse sposato una donna semplicemente umana, i loro figli sarebbero
stati normali. Ma se avesse preso moglie all’interno della comunità di mutanti di Hotshot, avrei
avuto nipotini che si sarebbero trasformati in animali una volta al mese. Al meno lo avrebbero
fatto dopo la pubertà; questo avrebbe dato a loro, e alla loro zietta Sookie, un margine di tempo
per prepararsi.
Fortunatamente per lui, Jason aveva giorni di vacanza in abbondanza, così non era costretto a
recarsi al dipartimento di costruzioni stradali. Ma io dovevo lavorare stanotte.non appena Jason
se ne andò nel suo vistoso furgone pickup, tornai a gettarmi sul letto, jeans e tutto, e in meno di 5
minuti ero già addormentata. il sollievo aveva agito come 1 sorta di sedativo.
Quando mi svegliai,erano quasi le 3 ed era tempo per me che mi preparassi per il mio turno al
Merlotte’s. Il sole fuori era chiaro e luminoso, e la temperatura era di 42 gradi, come indicava il
mio barometro fuori sopra la porta. Non era troppo inusuale nella Louisiana del nord in
Gennaio. La temperaturai sarebbe scesa dopo che il sole fosse tramontato, e Jason si sarebbe
trasformato .Ma avrebbe avuto un po’ di pelliccia a proteggerlo- non un manto pieno, dal
momento che si trasformava in 1 creatura per metà umana e metà felina- e sarebbe stato in
compagnia delle altre pantere. Sarebbero andati tutti a caccia. Le foreste intorno ad Hotshot ,
che si trovava in un angolo remoto di Renard Parish,sarebbero state di nuovo pericolose stanotte.
Mentre mi accingevo a mangiare, docciarmi,ripiegare la biancheria, pensavo ad una dozzina di
cose che mi sarebbe piaciuto sapere. Mi chiedevo se i mutaforme avrebbero ucciso un essere
umano se questi fosse capitato nei boschi. Mi domandavo quanto della loro consapevolezza
umana conservassero nella loro forma animale. Se si fossero accoppiati sotto forma di pantere ,
avrebbero generato un “ gattino” o un bambino? Cosa accadeva ad una pantera-mannara
incinta durante la luna piena? Mi arrovellavo se Jason conoscesse già le risposte a tutte queste
domande , se Calvin gli avesse dato una sorta di manuale.
Ma ero grata di non aver interrogato Jason in mattinata mentre tutto era ancora così nuovo per
lui. Avrei avuto un sacco di occasioni per chiederglielo in seguito.
Per la prima volta da capodanno ,pensavo al futuro. Il simbolo della luna piena sul mio
calendario non sembrava più rimarcare la fine di qualcosa , ma solo un altro modo di contare il
tempo. Non appena indossai la mia tenuta da cameriera ( pantaloni neri e maglietta bianca col
collo a barca e Reeboks nere), mi sentii quasi stordita per la contentezza. Per una volta, avevo
lasciato i miei capelli sciolti invece di legarli dietro nella solita coda di cavallo. Misi un paio di
luccicanti orecchini rossi per richiamare il colore del mio rossetto. un po’ di ombretto ed un
pizzico di fard, ed ero pronta ad andare.
Avevo parcheggiato sul retro della casa la scorsa notte , e controllai il portico sul retro
attentamente per essere sicura che non ci fossero vampiri in agguato prima di chiudere e dare un
giro di chiave alla porta del retro alle mie spalle. Ero stata colta di sorpresa prima , e non era
stata una sensazione piacevole. Sebbene fosse appena l’imbrunire , avrebbe potuto essercene uno
risvegliatosi prima intorno. Probabilmente l’ultima cosa che i Giapponesi si aspettavano quando
avevano inventato il sangue sintetico era che la sua reperibilità avrebbe portato i vampiri fuori
dal regno della leggenda e dentro la luce della realtà.Con il true blood,Il Giappone aveva appena
provato a creare qualche innovazione per le ambulanza e le corsie d’emergenza degli ospedali.
Invece era stato il modo in cui guardavamo al mondo ad essere cambiato per sempre.
Parlando di vampiri (anche se solo tra me e me),mi domandavo se Bill Compton fosse a casa. IL
Vampiro Bill era stato il mio primo amore, e viveva appena oltre il cimitero rispetto a me. Le
nostre case giacevano sulla strada municipale appena fuori la piccola cittadina di Bon Temps e a
sud del bar dove lavoravo. Ultimamente, Bill aveva trascorso parecchio tempo in
viaggio.Scoprivo che era a casa solo se accadeva che venisse al Merlotte’s ,il che accadeva di
tanto in tanto quando gli andava di mescolarsi ai residenti o di bere uno 0-positivo caldo.
Preferiva il true blood, il sintetico giapponese più costoso.
Una volta mi aveva confessato che soddisfaceva completamente la sua brama di sangue fresco
dalla fonte. Dal momento che avevo visto di prima mano Bill essere preda della lussuria per il
sangue, non potevo che ringraziare Dio per il True Blood.
qualche volta sentivo la mancanza di Bill in maniera soffocante.
Mi diedi una scrollata mentale. Scattai fuori da ogni crisi e ricaduta, almeno per quanto
riguardava quel giorno. Non più preoccupazioni! Basta paure! Ventiseienne e libera!! Lavoro!
Una casa già pagata! Soldi in banca! Queste erano tutte cose buone e positive.
L’area per il parcheggio era piena quando giunsi al bar. Potevo vederche sarei stata proprio
occupata stanotte. Guidai girando sul retro verso l’ingresso per gli impiegati. Sam Merlotte,
proprietario e mio capo, viveva li dietro in una doppia molto graziosa che aveva un piccolo cortile
circondato da una siepe, per Sam l’equivalente di uno steccato bianco. Chiusi la mia auto e mi
diressi verso l’ingresso sul retro per i lavoratori, che dava sulla saletta in cui si trovavano i
bagni, un grosso deposito e l’ufficio di Sam. Riposi la mia borsa e la mia giacca in un cassetto
vuoto della scrivania , tirai fuori i miei calzini rossi, scrollai la testa per far ricadere dritti i miei
capelli,e attraversai l’entrata ( questa porta era quasi sempre lasciata aperta con un puntello) che
conduceva nell’ampia sala bar-ristorante. Non che dalla cucina provenisse qualcosa in più
rispetto alla solita roba: hamburgers, bastoncini di pollo,fritture e anelli di cipolla, insalate in
estate e chili in inverno.
Sam era l’addetto al bar, il buttafuori-mediatore per i clienti più esagitati, e all’occasione anche
il cuoco, ma ultimamente eravamo fortunati se ricoprivamo solo i nostri compiti: le allergie
stagionali di Sam gli avevano assestato un duro colpo, rendendolo l’ombra di un ristoratore. La
nuova cuoca aveva fatto la sua comparsa in risposta all’annuncio di Sam appena la settimana
prima. I cuochi non sembravano durare a lungo al Merlotte’s , ma io mi ritrovavo a sperare che
Sweetie Des Arts- dolcezza delle arti- sarebbe rimasta qui intorno per un po’. Era il tipo che
veniva in orario, faceva bene il suo lavoro, e non causava casini al resto dello staff. Era davvero
tutto ciò che avresti potuto desiderare. Il nostro ultimo cuoco , un ragazzo, aveva dato alla mia
amica Arlene l’improvvisa speranza che fosse quello giusto- in questo caso sarebbe stato per lei il
quarto o quinto giusto- prima di dileguarsi nottetempo con i suoi servizi buoni di piatti e forchette
e il suo lettore di cd. I suoi figki ne erano rimasti devastati; non perché si erano affezionati al
ragazzo ma perché sentivano la mancanza del loro lettore cd.
Camminavo in una cortina di rumori e fumo di sigarette e mi sentivo come se mi trovassi in un
altro universo. I fumatori erano seduti tutti nell’area ovest della sala, ma il fumo proprio non
voleva saperne di rimanersene li.Posi un sorriso sulle mie labbra e girai dietro il bancone del bar
per dare a Sam una pacca sul braccio. Dopo aver riempito con perizia un bicchiere di birra e
averlo passato ad un avventore,iniziò a spillarne un altro bicchiere pronto a ripetere il processo
ancora e ancora.
“ Come vanno le cose?” chiese Sam con attenzione. Sapeva tutto dei problemi di Jason, dal
momento che era con me la notte in cui avevo trovato Jason tenuto prigioniero in un capanno
per gli attrezzi a Hotshot. Ma dovevamo girarci intorno nei nostri discorsi; i vampiri erano usciti
allo scoperto ma i mutaforma e i Lupi-mannari erano ancora un segreto. Il mondo sommerso
degli esseri soprannaturali stava aspettando di vedere come se la passavano i vampiri prima di
seguirne l’esempio ed uscire allo scoperto.
“Meglio di quanto mi aspettassi” lanciando verso di lui un sorriso, sebbene non dovessi faticare
molto, dal momento che Sam non è un uomo troppo alto. E’ di corporatura magra, ma e’anche
molto più forte di quanto non appaia. Sam e’ sulla trentina-almeno credo-ed ha i capelli biondo-
rame come un aureola sulla testa. E’ un brav’uomo e un bravo capo. E’ anche un mutaforma, ed
è in grado di trasformarsi in ogni animale. La maggior parte delle volte si trasforma in un collie
davvero molto grazioso con una pelo splendido. Qualche volta si spinge fino a casa mia ed io lo
lascio dormire sul tappetino del soggiorno. “ Starà bene”.
“ Ne sono contento”, disse. Non riesco a leggere la mente dei mutaforma tanto facilmente come
invece accade con le menti umane, ma riesco a dire se un’esternazione o uno stato d’animo è
sincero o meno.
Sam era felice perché io lo ero.
“quando hai intenzione di staccare?”chiesi. Aveva quello sguardo perso negli occhi, lo sguardo
che indicava che mentalmente stava correndo attraverso i boschi, fiutando gli opossum.
“Non appena arriva Terry”. Mi sorrise di nuovo, ma stavolta il sorriso era un po’ teso. Sam stava
diventando ansioso.
La porta che portava alla cucina era appena fuori l’area bar sul lato ovest, ed io ci spinsi dentro
la testa per dire ciao a Sweetie. Sweetie era una brunetta ossuta sulla quarantina,indossava un
generosa dose di trucco per una che se ne sarebbe stata lontana dalla vista,in cucina per tutta la
serata .sembrava anche più sveglia ed istruita della maggior parte dei precedenti cuochi-a-breve-
scadenza del Merlotte’s.
“Te la passi bene, Sookie?”, mi apostrofò lanciando un hamburger mentre parlava. Sweetie era
sempre in costante movimento in cucina e non le piaceva che qualcuno le si parasse davanti. Il
giovane ragazzo che l’aiutava e guidava le ordinazioni aveva un terrore folle di Sweetie, e
badava bene a scansarsi ogni volta che lei si muoveva dalla piastra alla friggitrice. Questo
ragazzo faceva sì che i piatti fossero pronti,preparava le insalate,e andava al banco-finestra a
dire alle cameriere quali ordini fossero in preparazione.Nella sala fuori, Holly Cleary e la sua
migliore amica, Danielle, lavoravano duramente. Sembrarono entrambe sollevate quando mi
videro arrivare. Danielle si occupava della zona fumatori ad ovest, Holly di solito era impegnata
nella zona mediana di fronte al bar, ed io lavoravo in quella est quando eravamo in tre ad essere
di turno.
“Sembra sia meglio che inizi a muovermi” dissi a Sweetie.
Lei mi rivolse un veloce sorriso e ritornò alla piastra. il timido ragazzo, di cui devo ancora
imparare il nome,mi fece un cenno di assenso con la testa e riprese a caricare la lavapiatti.
Desiderai che Sam mi avesse chiamata prima che si arrivasse ad un tale carico di lavoro; non mi
sarebbe importato andare al lavoro un po’ in anticipo. Naturalmente lui non era esattamente in
sé stasera. Iniziai a controllare i tavoli nella mia sezione, portando bibite fresche svuotando i
contenitori del cibo, raccogliendo soldi e riportando il resto.
“Cameriera! Portami della roba rossa!” La voce non mi era familiare , e l’ordine era insolito. La
roba rossa era il tipo più economico di sangue artificiale, e solo i vampiri più recenti si sarebbero
azzardati a richiederla. Ne presi una bottiglia dal refrigeratore e la spinsi nel microonde. Mentre
la riscaldavo, esaminai la folla alla ricerca del vampiro. Era seduto con la mia amica Tara
Thornton. Non lo avevo mai visto prima , il che era strano. Tara aveva frequentato un vampiro
più vecchio (molto più vecchio: Franklin Mott era più grande di Tara già nella sua età umana
prima di morire, e come vampiro aveva oltre 300 anni), e l’aveva ricoperta di lussuosi doni-come
una Camaro. Che ci faceva con questo nuovo tizio? Almeno Franklin aveva maniere migliori.
Misi la bottiglia calda sul vassoio e mi diressi verso la coppia. Le luci al Merlotte’s non sono
particolarmente forti, il che ai clienti piace, così fu solo quando giunsi ad una certa distanza che
potei ammirare il compagno di Tara.
Era magro e stretto di spalle con capelli neri lisciati all’indietro. Aveva dita affusolate ed una
faccia affilata. Supposi che, in un certo modo, fosse attraente –se gradisci una buona dose di
pericolo nel sesso.
Posai la bottiglia davanti a lui e lanciai un’occhiata incerta a Tara. Lei appariva in tiro,come al
solito. Tara è alta, magra e ha una chioma scura, il tutto accompagnato da un guardaroba da
urlo. E’ passata da un’infanzia da far drizzare i capelli al possedere e dirigere i suoi propri affari
e attualmente è entrata a far parte della camera di commercio. Aveva poi iniziato a vedersi con
un vampiro benestante, Franklin Mott, e a smettere di condividere la sua vita con me.
“Sookie”, disse, “Voglio presentarti un amico di Franklin. Mickey”. In realtà dal tono non
sembrava molto contenta di fare quella presentazione. Sembrava piuttosto desiderassi non avessi
mai portato quel drink. Il suo bicchiere era quasi vuoto, ma disse “No”, quando le chiesi se le
andasse un altro giro.
Scambiai un cenno con il vampiro, loro non si stringono le mani,non di solito.Lui mi stava
fissando mentre prendeva un sorso di sangue in bottiglia, i suoi occhi erano freddi ed ostili come
quelli di un serpente. Se davvero era un amico del più che cortese Franklin, io ero una borsetta
di seta. Bassa manovalanza,più probabilmente. Forse una guardia del corpo? Perché mai
Franklin avrebbe dovuto dare una guardia del corpo a Tara?
Di sicuro lei non avrebbe fornito apertamente spiegazioni di fronte a questo palle-viscide, così le
dissi “ Ci becchiamo dopo” e portai i soldi di Mickey alla cassa. Fui occupata tutta la notte, ma
in ogni momento libero che avevo pensavo a mio fratello. Per la seconda notte di fila sarebbe
stato all’aperto ad amoreggiare sotto la luna con le altre bestie. Era corso via come un lampo
nello stesso istante in cui Terry Bellefleur era arrivato, sebbene il suo ufficio fosse pieno di
scartoffie e il suo cestino colmo di fogli accartocciati. La sua faccia era stata tesa nell’attesa.
Era una di quelle notti che mi spingeva a chiedermi come gli umani intorno a me potessero
essere cos’ ovviamente inconsapevoli dll’altro mondo che operava proprio accanto al nostro. Solo
la più sfrenata ignoranza avrebbe potuto non percepire il vibrare di magia nell’aria.Solo un
gruppo di gente priva di immaginazione poteva annoverare la possibilità di non domandarsi cosa
si muovesse nell’oscurità accanto a loro.
Eppure non troppo tempo fa, cercai di rammentare a me stessa, ero stata anch’io totalmente
cieca come ogni altro tra la folla lì al Merlotte’s. Anche quando i vampiri avevano fatto il loro
attentamente orchestrato annuncio di portata mondiale che esistevano davvero, pochi tra le
autorità e i cittadini sembravano aver fatto il successivo passo mentale: se i vampiri esistono,
cos’altro può esserci in agguato appena fuori il margine illuminato?
Per pura curiosità, iniziai a calarmi nelle menti attorno a me, provando a individuare le loro
paure. La maggio parte delle persone nel bar stava Pensando a Mickey. Le donne, ed alcuni degli
uomini, si stavano domandando come sarebbe stato stare con lui. Anche Miss-puzza-sotto-il-naso
Portia Bellefleur stava dando una sbirciata dall’alto dei suoi gusti conservatori per studiare
Mickey. Potevo solo meravigliarmi di tutte queste speculazioni. Mickey era terrificante. Questo
gli toglieva ogni attrazione fisica potessi avvertire verso di lui.Ma avevo prove a sufficienza per
rendermi conto che gli altri umani non la pensavano allo stesso modo.
Ero stata capace di leggere i pensieri da tutta una vita.Un’abilità che in sé non è un gran
dono.La maggior parte delle menti delle persone non valgono lo sforzo. I loro pensieri sono
noiosi, disgustosi, disillusi, ma raramente divertenti. Almeno Bill mi aveva aiutata ad imparare
ad escludere parte di quel ronzio. Prima che lui mi desse qualche dritta, era stato come essere
sintonizzata in un centinaio di stazioni radio simultaneamente. Alcuni di quei suoni mi
giungevano con una chiarezza cristallina, alcuni li percepivo come in lontananza, ed altri, come i
pensieri dei muta-forma, erano stati pieni di elettricità ed oscurità. Ma tutti insieme sovrapposti
arrivavano alla cacofonia. Nessuna meraviglia se un paio di persone mi abbiano presa per
un’imbecille. I vampiri sono silenziosi. Questa è la cosa più grandiosa riguardo loro, almeno dal
mio,punto di vista : sono morti. E anche le loro menti lo sono. Una sola volta avevo colto una
sorta di flash dalla mente di un vampiro.
Shirley Hunter, il capo di mio fratello nel suo lavoro di asfaltatore, mi chiese dove fosse Jason
quando portai un boccale di birra al suo tavolo. Shirley era universalmente conosciuto come
“pescegatto”, Catfish.
“ mi stavo chiedendo proprio la stessa cosa”, dissi mentendo, e lui mi fece l’occhiolino. La prima
supposizione su dove fosse Jason coinvolgeva sempre una donna, e la seconda di solito
riguardava un’altra donna. La tavolata di uomini, ancora neoi loro abiti da lavoro, risero più di
quanto la risposta non meritasse , ma c’è da dire che avevano bevuto un bel po’ di birre.
Mi rigirai verso il bar per prendere tre coca-corrette con bourbon da Terry Bellefleur ,il cugino
da Portia, Che stava lavorando sotto pressione. Terry, un veterano del Vietnamcon una bella
collezione di cicatrici fisiche ed emotive, sembrava resistere bene al pienone della nottata. Amava
i lavori semplici che richiedessero però concentrazione. I suoi capelli ingrigiti capelli ramati
erano raccolti dietro in una coda di cavallo e il suo viso era concentrato mentre riponeva le
bottiglie. I drink furono pronti in un battibaleno, e Terry mi sorrise mentre le mettevo sul vassoio.
Un sorriso fatto da Terry è una cosa rara, e mi scaldò il cuore.
Non appena mi voltai con il vassoio saldo sulla mia destra, accadde un casino. Uno studente
della Lousiana Tech di Ratton si buttò in un battibecco con Jeff Labeff, un tizio dal collo grosso
con molti bambini che tira a campare guidando il camion dei rifiuti. Forse era solo il caso di due
ragazzi entrambi testardi che si trovassero a collidere, e non aveva molto a che fare con la
contrapposizione tra gente di campagna e gente di città (non che fossimo poi così vicini a
Ruston).
Quale che fosse il motivo scatenante della contesa, mi ci vollero pochi secondi per realizzare che
la lite stava per approdare a qualcosa di più di un botta e risposta.
In quei pochi secondi Terry tentò di intervenire . Muovendosi velocemente, si pose tra Jeff e lo
studente e afferrò saldamente entrambi i loro polsi. Pensai per un minuto ke avrebbe funzionato,
ma Terry non era più tanto giovano e valente come in passato, e si scatenò il putiferio.
“Tu potresti porre fine a tutto questo”, dissi concitatamente a Mickey non appena oltrepassai in
tutta fretta il tavolo a cui sedevano lui e Tara nel mio percorso per mettere pace.
Lui stava appoggiato allo schienale della sedia sorseggiando il suo drink. “Non sono affari
miei”,disse placidamente.
quello lo sapevo, ma di certo non mi rese simpatico il vampiro, specie quando lo studente girò su
se stesso e diresse un gancio verso di me quando lo approcciai da dietro. Mi mancò, ed io locolpii
sulla testa con il mio vassoio.Barcollò su un lato, forse sanguinando un po’ , E Terry fu in grado
di tenere a bada Jeff LaBeff, che stava solo cercando una scusa per piantarla.
Incidenti come questo iniziavano ad accadere sempre con maggiore frequenza , specialmente,
quando Sam non era presente. Era chiaro per me che ci serviva un buttafuori, almeno durante le
notti di fine settimana… e .di luna piena.
Lo studente minacciò di sporgere denuncia.
“Qual è il tuo nome?”gli chiesi.
“Mark Duffy”, rispose il giovane uomo,massaggiandosi la testa.
“Mark, di dove sei?”
“Minden”
Feci una veloce valutazione dei suoi vestiti,del suo contegno, e dei contenuti della sua mente. “
Mi piacerebbe chiamare tua madre e dirle che hai tirato un gancio ad una donna”, gli dissi.
Sbiancò e non disse più neanche una parola sulla denuncia, e lui e i suoi amici levarono le tende
subito dopo. E? sempre di grande aiuto conoscere la minaccia più temuta.
Decimo andar via pure Jeff.
Terry riprese il suo posto dietro il bare iniziò a dispensare drink, ma stava zoppicando
leggermente e aveva un’espressione stranita sul volto, il che mi preoccupò. L’esperienze della
guerra non avevo lasciato Terry realmente ristabilito. Avevo già avuto abbastanza problemi per
una notte.
Ma naturalmente la notte non era ancora finita.
Circa un’ora dopo la lotta, entrò una donna al Merlotte’s. Era vestita con abiti assolutamente
comuni:jeans vecchi e giacca camo.Portava stivali che sarebbero dovuti essere una vera bellezza
quando erano nuovi, il che era stato molto tempo fa. Non aveva con sé una borsa e teneva la
mani infilate in tasca.
C’erano un mucchio di segnali che mi fecero drizzare le mie antenne mentali. Prima di tutto la
donna non sembrava essere a posto.. Le donne locali si vestono così solo se devono andare a
caccia o devono svolgere lavori da fattoria, ma di certo non per venire al Merlotte’s. Per una
serata fuori al bar la maggior parte di loro si da una sistemata. Questa donna invece aveva abiti
da lavoro; ma non era una prostituta per la stessa ragione.
Quello significava droga.
Per proteggere il bar in assenza di Sam, mi infilai nei suoi pensieri. La gente non pensa
formulando frasi complete, naturalmente, ed io stavo facendo il punto della situazione,ma i
pensieri che le passavano per la testa erano nell’ordine:”tre fiale lasciate ad ammuffire perdono
il loro potere, bisogna venderle stanotte così posso tornare a Baton Rouge e comprarne ancora.Il
vampiro nel bar se mi becca con il sangue di vampiro sono morta. questa cittadina è un ammasso
di rifiuti. Devo fare ritorno in città alla prima occasione”.
Era una dissanguatrice, o forse solo una spacciatrice.
Il sangue di vampiro era la droga più tossica sul mercato, ma naturalmente i vampiri non la
fornivano volontariamente. Dissanguare un vampiro era un’occupazione rischiosa, sotto la
spinta dei prezzi di piccole fiale di sangue a prezzi esorbitanti. Cosa ottenevano i fruitori di
sangue per separarsi da un bel gruzzolo di soldi? Dipendeva dall’età del sangue- cioè, da quanto
era stato rimosso dal suo proprietario- e dall’età del vampiro da cui il sangue era stato sottratto, e
dalla personale predisposizione del consumatore, il che poteva contare un bel po’.
C’era la sensazione di onnipotenza, l’aumento della forza, l’acuirsi della vista, e dell’udito. E più
importante di tutto per gli Americani, un aumento dell’avvenenza fisica.
Eppure, solo un’idiota avrebbe bevuto il sangue di vampiro sul mercato nero. Per prima cosa, i
risultati erano notoriamente imprevedibili. Non solo gli effetti variavano, ma quegli effetti
potevano durare ad ogni modo da 2 settimane a 2 mesi. Peraltro, alcune persone semplicemente
diventavano pazze quando il sangue gli entrava in circolo- qualche volta pazzi omicida. Avevo
sentito di affaristi che rifilavano ad acquirenti creduloni sangue di maiale o sangue umano
contaminato. Ma la ragione fondamentale per evitare il mercato nero del sangue di vampiro era
questa: I Vampiri odiano chi li dissangua , e odiano i consumatori di sangue drenato
(comunemente conosciuti come “teste calde”, “bloodhead”). E tu proprio non vuoi un vampiro
incazzato con te.
Non c’erano poliziotti fuori servizio quella notte al Merlotte’s. Sam era fuori ad agitare la coda
chissà dove. Odiavo l’idea di tirare in ballo Terry, perché non sapevo come avrebbe reagito. Ero
io a dovermi occupare della donna.
Perbdirla tutta, cerco di non intervenire in eventi in cui la mia sola connessione proviene dalla
mia telepatia. Se dovessi intervenire ogni volta che vengo a sapere qualcosa che potrebbe avere
un impatto sulle vite intorno a me ( come sapere che un impiegato comunale è reo di
appropriazione indebita, o che il detective del posto incassa tangenti), non potrei più vivere a Bon
Temps, ed è casa mia. Ma non potevo permettere a questa specie di stecchino da passeggio di
vendere il suo veleno nel bar di Sam.
Si arrampicò su uno sgabello vuoto e ordinò una birra a Terry. Il suo sguardo indugiò su di lei.
Anche Terry aveva afferrato che c’era qualcosa che non andava nella sconosciuta.
Mi avvicinai per prendere il mio prossimo ordine e mi misi accanto a lei. Aveva bisogno di un
bagno, ed era stata in una casa riscaldata da un camino a legna. Mi costrinsi a toccarla, il che
aumenta sempre la mia ricezione. Dove era il sangue? Nella tasca della sua giacca. Bene.
Senza indugiare oltre, le rovesciai un bicchiere di vino sul davanti.
“Dannazione!” disse, saltando giù dallo sgabello e strofinando inutilmente il suo petto. “ Sei la
donna più rincoglionita che abbia mai visto!”
“Mi scusi”, dissi vergognosamente, posando il mio vassoio sul bancone ed incontrando per un
momento gli occhi di Terry. “ Mi lasci metterci sopra un po’ di soda”. Senza attendere il suo
permesso, le feci scivolare la giacca dalle spalle. Nel tempo che impiegò a capire cosa stavo
facendo ed iniziasse a divincolarsi, avevo già preso possesso della giacca. La spinsi in direzione
del bar a Terry. “ Mettici sopra della soda, per favore”, dissi. “Assicurati anche che la roba nelle
sue tasche non si bagni”, avevo usato questo stratagemma prima. Ero stata fortunata il tempo
fosse rinfrescato e che lei fosse stata costretta a mettere quella roba nella sua giacca, e non nelle
tasche dei suoi jeans. Quello avrebbe messo a dura prova la mia inventiva.
Sotto la giacca, la donna indossava una vecchia maglietta Dallas Cowboy. Iniziò a tremare , e mi
domandai se avesse un campionario di droghe più convenzionali. Terry fece mostra di strofinare
la soda sulla macchia di vino. Seguendo la mia indicazione, indagò il contenuto delle tasche.
Abbassò lo sguardo con disgusto verso la sua mano, percepii un tintinnio mentre lui gettava le
fiale nel cassonetto dei rifiuti dietro al bancone. Le restituì ogni altro effetto personale fosse nelle
tasche.
Lei Aprì la bocca per strillare in direzione di terry quando si rese conto che non poteva. Terry la
fissò dritta negli occhi, sfidandola a menzionare il sangue. La gente intorno ci aveva guardato
con interesse. Sapevano che era accaduto qualcosa, ma non cosa, perché tutto si era risolto
davvero velocemente. Quando Terry fu sicuro che la donna non avesse intenzione di iniziare ad
urlare, le porse la giacca. Mentre gliela tenevo per permetterle di infilarci dentro le braccia,
Terry le disse “ Non ti azzardare a rimettere piede qui”.
Se avessimo preso a cacciare fuori la gente con questo ritmo, non ci sarebbero rimasti molti
clienti.
“ Tu energumeno figlio di puttana”, disse lei. La folla intorno a noi trattenne collettivamente il
respiro. ( Terry era nelle sue reazioni tanto imprevedibile quanto una “testa calda”).
“Non mi importa come mi chiami” le disse. “ Credo che ogni insulto che provenga da una come
te sia un complimento. Tu fattela alla larga, però”. Emisi un lungo e sonoro sospiro di sollievo.
Lei si fece largo tra la folla. Ognuno sembrava registrare ogni suo singolo movimento in
direzione dell’uscita, perfino Mickey il vampiro. Infatti stava facendo qualcosa con un aggeggio
tra le mani. Sembrava uno di quei telefoni che possono anche fare le foto. Mi domandavo a chi
la stesse mandando. Mi chiedevo se quella tizia sarebbe mai arrivata a casa.
Terry accortamente non mi domandò come facessi a sapere che quella donna rinsecchita avesse
qualcosa di illegale in tasca. Questa era un’altra delle stranezze della gente di Bon Temps. Le
dicerie sul mio conto circolavano da quando ne avessi memoria , sin da quando ero piccola e i
miei parenti pensarono di farmi passare attraverso i circuiti di controllo della salute mentale. E
ancora, a dispetto di ogni evidenza a loro disposizione, quasi tutti quelli che conoscevo
preferivano guardarmi come una giovane donna stramba e pazzoide piuttosto che prendere atto
della mia peculiare abilità. Naturalmente, io stavo attenta a non sbatterglielo in faccia. E tenevo
la bocca chiusa. Ad ogni modo, Terry aveva i suoi demoni personali da combattere. Terry si
sostentava con una specie di pensione governativa, Ripuliva il Merlotte’s al mattino presto,
insieme a tutta una serie di altri lavoretti. Prendeva il posto di Sam tre o quattro volte al mese . Il
resto del tempo lo passava per conto suo, e nessuno sembrava sapere cosa facesse. Avere a che
fare con la gente sfiancava Terry, e notti come questa erano semplicemente nn un bene per lui.
Fu una fortuna che lui non fosse al Merlotte’s la notte successiva, quando si scatenò l’inferno.