Intervista a Ryan Kwanten su “Vanity Fair” Italia

E poi?
«Poi mi sono comprato una bicicletta con cui giravo per Los Angeles, che però è una città a misura di automobile. Una volta, per colpa di quella bici, ho pure fatto una figuraccia con Spielberg».

Che c’entra la bici con Spielberg?
«Succede questo: c’è un casting per un film di Spielberg. Io arrivo in sella alla mia bicicletta alla Dreamworks, arrivato all’ingresso non so dove parcheggiare, allora lego la bici a una specie di blocco di cemento, proprio davanti alla porta. Dopo due minuti arriva l’assistente di Spielberg urlando: “Chi è il cretino che ha parcheggiato la bicicletta nel posto del signor Spielberg?”. Esco e mi rendo conto del disastro: c’è Spielberg irritatissimo che aspetta, seduto nella sua auto. Avevo legato la bici esattamente nel suo parcheggio».

Quando è arrivata la svolta?
«A un provino per un ruolo importante ero arrivato tra i primi due. La parte poi è andata all’altro, un attore molto famoso. Ma era già un successo: gli agenti si sono incuriositi, si chiedevano chi fosse il tizio strano con la bici».

Chi era il collega famoso?
«Non glielo dirò mai: sono molto competitivo e poco bravo a perdere».

Lei è un ex atleta: non si è mai pentito di aver lasciato lo sport?
«No, anche perché continuo ad allenarmi: boxe e triathlon. Forse ho deciso di fare l’attore perché ci vuole coraggio, e come diceva Churchill, credo, “il coraggio è la prima delle qualità umane”».
Ci vuole coraggio anche per True Blood, considerata la parte che recita?
«Jason è uno stupidotto che guarda al mondo con i suoi occhioni senza capirci quasi niente. La cosa bella è che, partendo da uno stadio così

basso dell’evoluzione umana, non può che migliorare».
Sarà, però è legato al letto per quasi tutta la quarta stagione.

«Potevo usare solo gli occhi e la faccia per recitare. Una prova attoriale».
E poi che cosa succede a Jason?
«E poi, poveraccio, si innamora di una donna, ma scopre poco dopo che è fidanzata con il suo amico: una batosta».
L’amore impossibile.
«Non mi è mai capitato ma mi piacerebbe, visto che sono un po’ masochista».

Situazione sentimentale?
«Single. In questo momento non avrei il tempo da dedicare a una donna».
Non mi prenda in giro.
«È la verità. Sono un tipo romantico, mi piacerebbe mettere su famiglia, il mio modello sono i miei genitori, insieme da 43 anni. Per ora faccio il baby-sitter ai figli dei miei amici: sono molto bravo a cambiare pannolini. Speriamo che mi faccia bene al karma».

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Intervista a Ryan Kwanten su “Vanity Fair” Italiaultima modifica: 2011-11-26T07:00:00+01:00da admin
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