ESCLUSIVA PER IL BLOG: Intervista a Chiara Poli, Direttore Responsabile del Magazine di FoxTv.it

 

2) Qual è il personaggio che l’ha colpita di più, e quello che l’ha colpita di meno? E quali sono le motivazioni?

Non posso nascondere – visto che più o meno è una cosa che infilo in ogni articolo che scrivo su True Blood – la mia difficoltà nel comprendere l’importanza attribuita al personaggio di Tara, che ho sempre trovato insopportabile. Personaggio che fra l’altro, a quanto mi risulta, nei romanzi non ha affatto il ruolo rilevante attribuitogli da Alan Ball. Non discuto le scelte dell’autore, ma non posso nemmeno negare che Tara sia oggettivamente noiosa. Ostenta un atteggiamento “da tosta” ma in realtà è probabilmente il personaggio più fragile di tutta la serie. Ci viene presentata come una “svelta”, una sveglia… che in realtà finisce per mettersi nelle situazioni più pericolose per via della sua imprudenza e della sue superficialità nell’analizzare persone e situazioni (cosa che è in contrasto con la sua storia famigliare: con una madre come la sua, dovrebbe essere molto più diffidente. Non solo fingere di esserlo). È un personaggio manipolabile, che si dimostra spesso privo di personalità e che, ripeto, trovo mortalmente noioso e totalmente inutile ai fini della narrazione. Tutti gli altri personaggi, da Arlene a Terry, da Andy a Jason (che non brilla certo per genialità, ma almeno è coerente con se stesso) hanno trovato il loro posto e contribuiscono alla creazione di un universo di riferimento completo e ricco di sfaccettature. Quindi trovo difficile scegliere solo un personaggio che mi ha colpita… Mi hanno colpita tutti, in modo diverso: Sookie ha catturato subito la mia simpatia, Bill mi ha affascinata, Eric mi ha intrigata, Sam mi ha intenerita, Lafayette ha avuto la mia “amicizia” fin dal primo momento, Arlene la mia empatia, Jessica mi ha piacevolmente sorpresa dopo un ingresso in scena che sembrava promettere una “Tara 2 – la vendetta”… Troppo difficile sceglierne uno solo. Anche se il “Re” Russell Edgington, in effetti…

 

3) Aristotele ha detto “non esiste grande genio senza una dose di follia.” Trova che questa frase sia adatta ad Alan Ball, considerando anche altri suoi capolavori come “Six Feet Under” e “American Beauty”? Secondo lei, dunque, Alan Ball offre prodotti innovativi?

Aristotele la sapeva lunga e ha sempre avuto ragione sulla questione: quasi tutti gli autori più brillanti sono in qualche modo fuori dai canoni della “normalità” (alla quale è comunque difficile trovare una definizione!) della nostra società. Alan Ball è certamente geniale. E certamente trasgressivo. Ma credo che il suo pregio più grande, ciò che fa la differenza nelle sue opere, sia la sua capacità di attingere alle proprie emozioni, alle proprie personalissime esperienze, ai momenti salienti della propria vita… per trasformarli in questioni universali, in cui tutti noi possiamo in qualche modo riconoscerci. Alan Ball punta molto sul concetto di “diversità”, cercando di insegnarci a guardare oltre il confine del nostro cortile, ad aprire la nostra mente, ad accettare il fatto che “diverso da noi” non vuole dire per forza “sbagliato”. In questo senso, tutti i suoi prodotti sono innovativi: uniscono esperienze personali e tematiche universali, ribellione alle regole e aderenza alle strutture narrative più classiche… Ci regalano, insomma, quel mix di elementi eterogenei che si nasconde sempre dietro i grandi successi.

 

4) Secondo lei, perché il fenomeno dei vampiri è sempre in auge? Pensa che Buffy sia stato un precursore dello sdoganamento dei vampiri in tv? Da grande fan di Buffy, le chiedo: secondo lei ci sono delle analogie tra il telefilm di Whedon e True Blood?

In realtà la storia dei vampiri in tv è molto nutrita: da Dark Shadows a The Curse of Dracula, da Monster Squad a La famiglia Addams, da Forever Knight a Blood Ties molti prima di Joss Whedon avevano detto la loro sull’argomento. Il punto è che Buffy ha trasformato la “tradizionale” figura del vampiro sanguinario mescolando avventura, teen drama, romance, comedy, fantasy… E dando vita ad una serie in cui i vampiri, per la prima volta, si prendevano in giro pur restando “vampiri a tutti gli effetti”. Un conto è infatti la parodia, un conto è l’ironia. E Buffy è infarcita dell’ironia giusta per mescolarsi con tutti gli altri ingredienti in grado di dar vita a personaggi di culto. Soprattutto, però, Buffy ha contribuito (insieme a X-Files) a far sì che il mix di generi diventasse la cifra stilistica irrinunciabile per prodotti originali e con tutte le carte in regola per diventare fenomeni di culto. Come in tutti i medical drama post-E.R. c’è qualcosa di E.R., in tutte le serie vampiresche post-Buffy c’è qualcosa di Buffy. Quindi sì, certo: fra Buffy e True Blood ci sono delle analogie, a cominciare dal mix di generi, per proseguire con la storia d’amore fra un’umana dotata di poteri speciali ed un vampiro redento (o meglio: in cerca di redenzione), il gruppo di amici attorno alla protagonista che rappresentano diverse precise “categorie” offerte al pubblico per l’identificazione, la scelta di ironizzare su tutti i luoghi comuni sui vampiri visti precedentemente in tv e tanto altro. Alan Ball è uno che sa il fatto suo. Uno che prima di metter mano ai “vampiri in tv”, guarda cos’ha detto chi è venuto prima di lui. E sa riconoscere chi, in questo caso Joss Whedon, merita il suo omaggio…

 

5) Secondo lei True Blood, e in generale le serie che vanno in onda su HBO, e gli altri canali via cavo negli USA, esagerano nel voler stupire a tutti costi gli spettatori? Forse è per questo che i telefilm di questo genere sono così tanto discussi, più che per la trama?

Non credo che si tratti di questo. Credo solo che grazie a HBO, che negli anni ha selezionato autori e progetti che i network principali non osavano nemmeno prendere in considerazione per paura che sfuggissero loro di mano, abbiamo potuto assistere a quelle che io chiamo “le serie coraggiose”. Sono serie tv che inizialmente (e per una precisa strategia di marketing) attirano il pubblico con la promessa di stupire, ma che in realtà sono semplicemente più sincere di molte altre: sesso, violenza e droga in prigione (Oz); criminalità organizzata e rapporti fra crimine e Stato (I Soprano e Boardwalk Empire); rapporti fra uomini e donne (Sex and the City); confronto con la morte (Six Feet Under);  metafora della diversità e delle paure dell’uomo contemporaneo (True Blood); messa in scena del crudo “dorato” mondo di Hollywood (Entourage)… Sono solo alcuni dei temi trattati con estrema onestà dalle serie targate HBO, che catturano il pubblico proprio perché, con la promessa di mostrare ciò che normalmente la tv censura, in realtà riescono ad ampliare l’universalità delle loro storie ed i processi di identificazione del pubblico. Perfino in una serie soprannaturale come True Blood riusciamo ad identificarci nei personaggi. Sookie è la tipica brava ragazza che per amore finisce per innescare una serie di meccanismi che cambieranno per sempre la sua vita. Lafayette ostenta la sua “diversità”, e lo metto fra virgolette perché di diverso non ha proprio nulla, inscenando degli atteggiamenti esasperati che rappresentano un meccanismo di difesa… Arlene è una mamma single che si affida all’uomo sbagliato (okay: molto sbagliato) perché cerca affannosamente stabilità per sé e per i suoi bambini… E così via. Quindi no: le serie di HBO non vogliono stupire. Sono semplicemente sincere.

 

6) A molti fan non è piaciuta la storyline del mondo delle fate (pur essendo presente nei libri), lei pensa che con questa parte di storia, True Blood rischi di saltare lo squalo?

A me non è affatto dispiaciuta, e non ci vedo nessun rischio di salto dello squalo. In un mondo che, pur volendo restare in qualche modo ancorato alla realtà umana, il soprannaturale regna sovrano, non vedo cosa ci sia di strano nell’esistenza delle fate se crediamo a vampiri, licantropi, baccanti, mutaforma e quant’altro. Inoltre, spiegare le particolarità di Sookie con l’appartenenza ad un regno di creature soprannaturali secondo me è una mossa vincente: sappiamo come mai è tanto speciale, come mai il suo sangue è così appetibile per i vampiri, e soprattutto gli sceneggiatori possono tenersi aperte tante porte diverse per svolte inaspettate nella trama. Quindi credo che sia perfettamente coerente con lo spirito della serie. Perché in qualche modo rende anche Sookie “diversa”, e quindi coerente con la tematica principale della serie. Ed anche perché mette ufficialmente a tacere le lamentele – e in rete ne ho lette tante – sulla “solita storia d’amore vampiro-umana”. No, cari signori miei: Sookie non è proprio umana…

 

7) Infine le pongo una domanda da shipper: Team Bill, Team Eric o Team Alcide?

Vediamo… Adoro il personaggio di Eric: è così irriverente, ironico, provocatorio… Mi ricorda un po’ Spike. Ma proprio per questo, pur considerando Spike uno dei personaggi (non vampiri: personaggi) meglio riusciti di Buffy e di sempre, dal punto di vista della storyline d’amore ho sempre preferito Angel. Perché quando si legano alla donzella del momento, anche i personaggi migliori finiscono per essere in qualche modo “trasformati” dal loro avvicinamento amoroso alla protagonista. In qualche modo (e necessariamente, per ragioni di drammatizzazione) perdono parte della loro autonomia e diventano più “legati” agli eventi e alle scelte di lei. La spontaneità, l’irriverenza e la tendenza alla trasgressione che li hanno resi grandi, finiscono per ridimensionarsi. È inevitabile (guardate Sawyer in Lost, Spike in Buffy, Pacey in Dawson’s Creek e molti altri: una storia d’amore importante in una serie tv trasforma i due innamorati in personaggi per forza di cose meno “liberi” e più legati agli sviluppi narrativi). Questo significa che io preferisco che personaggi così rimangano liberi: ci sono i personaggi appositamente pensati e creati per essere protagonisti della storia d’amore, che nascono già perfetti così come sono. Quindi, per questa ragione, decisamente Team Bill…

 

 

Un grazie alla Gentilissima Chiara. Se volete leggere tutte le news che riguardano le serie televisive in onda su Fox, andate sul sito di Fox Magazine (CLICKATE QUI)