Recensione di Claudia: Morto in Famiglia

 

La famiglia, come si evince dal titolo, è il fattore unificante di questo libro, più intimista e concentrato sulle situazioni personali dei personaggi sebbene non privo di eventi sanguinosi e dei misteri che sono un po’ la firma di questa saga. La famiglia, con i suoi pro e contro: vediamo infatti che Bill, dopo aver finalmente rivelato alla vecchia signora Bellefleur di essere il suo bisnonno, si ricongiunge – tramite intercessione di Sookie – a Judith, la vampira creata da Lorena perché somigliante a sua moglie Caroline (happy ending per lui in arrivo?); dal canto suo, Sookie amplia la sua cerchia di parenti, riallacciando il rapporto con Jason, conoscendo meglio il piccolo Hunter (figlio di Hadley e telepate come lei) e accogliendo in casa i suoi parenti fatati, dapprima il cugino Claude e poi il prozio Dermot; quanto a Eric, è costretto a fare i conti con il suo passato, incarnato dal suo temibile maker Appius e dal suo nuovo fratello di sangue.

Proprio Eric è in un certo senso il protagonista del libro e viene messa a nudo la sua psiche sotto molteplici aspetti. L’Eric di questo libro è indubbiamente un Eric diverso da come era agli inizi, addolcito dall’amore e reso vulnerabile da ciò che Sookie rappresenta per lui, ovvero non solo l’umana amata ma una moglie a tutti gli effetti. Certo, questo va a scapito del frizzante magnetismo e dell’umorismo sfacciato che caratterizzava l’Eric dei primi libri. Ma questo Eric è frutto di un percorso, di un’evoluzione durata 10 libri e va perciò visto in tal senso. Non per questo, comunque, Eric si trasforma in una pappamolla stucchevole; il suo sense of humour e la sua capacità di fare il boss resistono. Il suo rapporto con Sookie è basato sull’ironia e sulla passione giocosa, ma non solo: la vuole presente, istruita sul mondo dei vampiri, partecipe della sua vita e dei suoi segreti. E vi sarà spazio per alcune dichiarazioni d’amore piuttosto commoventi (e per una buffa scena di sesso orale, che mi astengo dal commentare).

Interessante è poi vedere Eric alle prese con il suo creatore, Appius Livius Ocella, personaggio quanto mai diverso dal Godric di TB: autoritario, sinistro, capace di farsi amare e rispettare attraverso la paura e la sottomissione. E’ difficile figurarsi un Eric alle prese con un Maker simile, che lo rende impotente e ansioso, dopo aver visto l’Eric/Godric di TB. Se ne può venir fuori solo accettando il fatto che l’Eric cartaceo e quello telefilmico sono due personaggi diversi, da considerare separatamente.

E’Appius la vera novità di questo libro. Sookie prova un’immediata ostilità per lui, e a ragione; ma la vera minaccia è costituita dall’apparentemente innocuo Alexei, come scoprirete negli ultimi capitoli.

 

E parliamo di Sookie. Lei continua a essere in larga misura la Sookie indecisa, acida e sentimentalmente frenata, sebbene la sua felicità quando è con Eric sia tangibile. Una parte di lei continua ad essere gelosa di Bill, un’altra non si risparmia dall’apprezzare i soliti Sam, Claude e Alcide solo perché hanno un bel fisico; e tuttora tenta di spiegare i suoi sentimenti per Eric con il blood bond. Ma ammette di amarlo, a voce alta, e questo è un significativo passo avanti, come il fatto di sentire la sua mancanza e di essere preoccupata per lui quando non riceve sue notizie. Sookie sente il bisogno fisico di Eric, vuole proteggerlo, è infuriata quando lui è infuriato, è felice quando lui è felice: resta da stabilire quanto il blood bond abbia influito su ciò.

 

Per quanto riguarda il resto, Alcide fa la sua parte, rivelandosi però di un’indifferenza abissale nei confronti di Sookie: credo che oramai sia fuori dai giochi come possibile partner. Del resto, i momenti in cui sono presenti i mannari sono come al solito i meno efficaci del libro, e scorrono con difficoltà.

Bill, nel suo stato di salute precario, suscita in Sookie dei sentimenti di affetto e protezione e lei sembra, talvolta, ripensare con nostalgia al periodo in cui erano fidanzati (oltre a preoccuparsi di contattare la sua sorella di sangue che potrebbe guarirlo). Ma la sua presenza è marginale in questo libro: non illudetevi, dunque, care Team Bill. Parrebbe che la Harris abbia confezionato il personaggio di Judith ad hoc per togliere Bill dai giochi regalandogli una sua personale felicità lontano da Sookie.

Menzione speciale va a Claude, personaggio che finora ho cordialmente detestato e che invece in questo libro ispira simpatia, con la sua indifferenza solenne e le sue uscite inopportune. Forse, la morte di Claudine gli ha giovato, o forse era proprio lei che mi stava sui cosiddetti.

Pam occupa una fetta importante del libro e ha alcune battute micidiali (“Che mi fotta uno zombie!“); il suo legame con Sookie è oramai una vera e propria amicizia e i tre (Sookie, Eric e Pam) sembrano formare un terzetto che somiglia a una famiglia un po’ sui generis ma divertente.

Una cosa da sottolineare è la lezione di vampire politics che Eric somministra all’annoiata Sookie: scopriamo che gli USA sono suddivisi in 4 super-clan, Moshup, Amun (quello che comprende la Louisiana), Zeus e Narayana, tutti nomi di divinità.

Interessante è poi il personaggio di Alexei (certo, un po’ forzato il fatto che si tratti di una figura storica realmente esistita – il confine fra la genialata e il cattivo gusto è labile): apparentemente fragile e dolce, il suo passato orribile lo ha trasformato in un vampiro instabile e incline alla violenza improvvisa. Completamente pazzo, insomma, se non fosse per Appius che lo tiene al guinzaglio.  Ma la sua follia sanguinaria esploderà coinvolgendo purtroppo Pam ed Eric e lasciandosi dietro alcune morti.

Riguardo ad Appius, devo dire che la sua caratterizzazione mi è parsa un po’ troppo sommaria e il suo peso nel libro alquanto leggerino, considerando che si tratta del Maker di Eric: che occasione sprecata. Quante altre cose avrebbero potuto essere raccontate, su di lui e sul suo legame con Eric.

Infine, cosa anticipa questo libro? Victor Madden rimane per Eric una spada di Damocle che prima o poi sarà costretto ad affrontare; inoltre, anche se non esplicitamente, si stanno mettendo in moto gli ingranaggi perché Eric diventi egli stesso re, e questo non è una buona notizia per il suo rapporto con Sookie. La frase di Eric “Io ti amo, e tu sei mia moglie, nell’unico modo che conti per me” vuole forse dire che Eric, per salvare la propria posizione, dovrà scendere a compromessi e stringersi in matrimonio con qualche reale?

Altra questione in attesa di risoluzione: il blood bond fra Sookie ed Eric verrà spezzato?

Rimane da ammettere che oramai, dopo dieci libri, le cartucce da sparare sono veramente agli sgoccioli. Questo decimo capitolo non aggiunge nulla di sostanziale alla trama orizzontale, e viene da pensare che, ora che il rapporto Sookie/Eric ha toccato l’apice, successivamente non potrà che andare calando. Speriamo di no, soprattutto perché la Harris ha altri tre libri in cantiere: come li riempirà? Spezzando il rapporto costruito per 9 libri fra Sookie ed Eric e lanciandola in un’altra improbabile relazione, fra i soliti intrighi di turno?

 

SCRITTO DA CLAUDIA

 

Recensione di Claudia: Morto in Famigliaultima modifica: 2011-02-18T18:20:30+01:00da todoparaloco
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